I Papi amano bere il Vernaccia: il vino che ha accompagnato la storia dal Medioevo ad oggi

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Gli uffici della Tenuta di Cusona dei principi Strozzi Guicciardini, a San Gimignano (Siena), con il proverbiale aiuto di enciclopedie e libri storici, hanno rivelato un particolare delizioso, ma allo stesso tempo molto interessante, che fino a questo momento era stato trascurato.

Cosa accomuna Papa Francesco con Papa Innocenzo VIII e Papa Martino IV? Strano ma vero, una bottiglia di Vernaccia di San Gimignano . Che i pontefici abbiano un palato fino era risaputo, ma che avessero una predilezione verso il Vernaccia, nessuno lo aveva mai riscontrato.

Il mese scorso, a febbraio, una bottiglia di Vernaccia era posato sulla tavola di Papa Francesco mentre volava per incontrare il patriarca di Mosca, Kirill. Mezzo millennio fa , invece, era anche presenta sulla tavola imbandita di Papa Innocenzo VIII per interessamento di Lorenzo de’ Medici ‘il Magnifico. 

Era il 22 marzo del 1491 quando  Lorenzo de’ Medici, signore di Firenze, scriveva all’ambasciatore fiorentino a Roma, Piero Alamanni, di esser celere nel fornire una partita di Vernaccia a Papa Innocenzo VIII .

Se quel saggio di vernaccia che io vi mandai sarà piaciuto a Nostro Signore (il Papa), manderò questo resto o per le poste o per uno vecturale, come me adviserete che venga meglio”. “E appena un mese fa, nel menu del volo papale organizzato da Alitalia che portava Papa Francesco allo storico incontro con il patriarca Kirill a Cuba, c’era tra i vini ancora una bottiglia di Vernaccia, la nostra ‘Cusona 1933′”, fanno notare le sorelle Natalia e Irina Strozzi Guicciardini, la cui famiglia è proprietaria di Cusona, nel Senese. “Questa ricorrenza è dimostrata dalle carte antiche della contabilità che custodiamo, e ci sorprende e ci onora, anche perché tra l’altro ci abbiamo fatto caso nella Settimana Santa. La storia si ripete e il vino ha sempre accompagnato, in un modo o in un altro, avvenimenti storici”.

In realtà la storia del Vernaccia di San Gimignano sembra essere ricollocabile ad una datazione che risale addirittura al Medioevo: a parlarne per primo il padre della lingua italiana Dante Alighieri, menzionato tra le righe della sua Commedia “Nel Purgatorio, al canto XIV si parla di Vernaccia nel girone dei golosi quando Dante incontra Papa Martino IV che scontava col digiuno la sua ghiottoneria per le anguille di Bolsena e per la Vernaccia” (“… e quella faccia di là da lui più che l’altra trapunta ebbe la Santa Chiesa e le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la Vernaccia”

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