Un incendio a bordo di una navetta o della Stazione Spaziale è una delle eventualità più temute dalle agenzie spaziali e dalla comunità scientifica coinvolta nell’esplorazione del cosmo ed è per questo motivo che, ad esempio, sulla ISS tutti i materiali sono ignifughi. Questa problematica è molto sentita dalla NASA, soprattutto pensando in prospettiva a missioni spaziali di lunga durata per le quali è più che mai necessario ridurre i rischi per gli equipaggi e studiare nuovi materiali e tecnologie.
Il Glenn Research Center dell’ente americano ha sviluppato un esperimento specifico – spiega l’ASI – per verificare come un incendio accidentale possa comportarsi su un veicolo spaziale dopo aver lasciato l’atmosfera terrestre. Il test, denominato Saffire (Space Fire Experiment), sarà articolato in tre diverse prove di cui la prima è programma il 22 marzo 2016. Per le tre fasi dell’esperimento è stata scelta la navicella cargo Cygnus, che ha sulla sua ‘tabella di marcia’ un numero di viaggi di rifornimento della Stazione Spaziale sufficienti per permettere lo svolgimento delle tre prove, durante il tragitto di ritorno verso la Terra. Ogni test sarà condotto in remoto dal team di ricerca di Saffire, gestito dall’Advanced Exploration System Division della NASA, e dallo staff della Orbital ATK, l’azienda che ha sviluppato il cargo Cygnus.
Nell’eventualità che sulla ISS possa nascere e propagarsi un incendio, la situazione “è decisamente diversa rispetto alle abituali condizioni terrestri, perché non vi è convezione naturale a causa della microgravità“, ha commentato Marino Crisconio, Unità Volo Umano dell’ASI. “Condurre esperimenti di combustione sulla ISS – conclude Crisconio – non solo contribuisce a rendere più sicura la permanenza a bordo degli astronauti, ma rende possibile una migliore comprensione e caratterizzazione dei meccanismi della combustione, proprio grazie alla microgravità“.
Ogni modulo Saffire è stato attrezzato per caratterizzare e documentare la combustione di specifici campioni in microgravità, riproducendo materiali e condizioni analoghi a quelli della ISS e della nuova capsula Orion. Dati e immagini dell’esperimento, che verrà attivato dal centro di controllo dellaOrbital ATK in Virginia, saranno trasmessi alla Orbital e al centro Glenn della NASA prima la navetta Cygnus si disintegri durante il rientro verso la Terra. In questo modo i test possono essere effettuati senza che gli abitanti della ‘casa cosmica’ corrano alcun rischio. Nella prima, imminente prova il campione che sarà sottoposto ad una combustione su vasta scala è costituito da una miscela di cotone e fibra di vetro, una tipologia di materiale utilizzato già in occasione di test analoghi.
Saffire II, previsto per il mese di giugno, utilizzerà una combinazione di nove materiali utilizzati comunemente a bordo della ISS, come quelli dell’abbigliamento. Infine, anche per Saffire III è prevista una combustione su vasta scala. Non è la prima volta che i processi di combustione sono sotto la lente degli studiosi, anche se nel caso di Saffire il punto di vista è la sicurezza. Nel 2013, durante la missione Volare, Luca Parmitano ha condotto a bordo della Stazione l’esperimento congiunto ASI/NASA FLEX-ICE-GA, finalizzato allo studio delcomportamento di biocombustibili innovativi a basso impatto ambientale, la cui composizione era stata definita dall’Istituto Motori del CNR. I risultati del test sono ancora oggetto di analisi da parte del team di ricercatori del CNR e del centro di ricerca Glenn della NASA.