Solo nei giorni scorsi, fra Ucraina, Bielorussia e Russia europea sembrava che fosse sbocciata la primavera, mentre i termometri varcavano la soglia dei +10°C +12°C fra Moldavia, Ucraina meridionale, Bielorussia e Russia europea. Ma questa partenza così anticipata della primavera ora rischia di essere del tutto falsata. Nei prossimi giorni, a partire dal prossimo weekend, una ondata di freddo, proveniente dal mar di Barents e dalla Novaja Zemlja, si getterà sopra le pianure della Russia europea, riportando i termometri su valori al di sotto dei +0°C, con il conseguente ritorno della neve fino a quote pianeggianti su buona parte della Russia europea centro-settentrionale. Addirittura, nel fine settimana, la quota dello “zero termico” raggiungerà il piano fino all’area di Mosca, alla Bielorussia e all’est di Estonia, Lettonia e Lituania, dove si prevedono nevicate significative, capaci di lasciare accumuli al suolo.
In particolare nelle aree a nord del bacino del Volga e nella regione degli Urali, dove si verificheranno anche veri e propri rovesci di neve, agevolati dalle temperature, largamente inferiori ai +0°C. La nuova ondata di freddo, pronta a gettarsi fino al cuore del bassopiano Sarmatico, verrà attivata dall’erezione, verso nord-est, dell’anticiclone delle Azzorre, il quale già dalla giornata odierna tenderà ad elongare i propri elementi più settentrionali fino alla penisola Scandinava.
Questa ampia struttura anticiclonica, in fase di costruzione fra l’Atlantico e la Scandinavia, caratterizzata da elevati valori di geopotenziale in quota, costringerà il ramo principale del “getto polare” a spingersi sopra i 60° di latitudine nord, fin sul mar di Barents, per poi aggirare a nord l’ostacolo anticiclonico, deflettendo successivamente verso sud-est, al traverso della Russia europea, con un ramo meridianizzato che si prolunga fino al bassopiano Sarmatico e all’area degli Urali.
La presenza di questo ramo discendente del “getto polare”, che dal mare di Barents si spingerà fino all’entroterra russo e gli Urali, andrà ad alimentare una saccatura artica, che dal mare di Barents si protende in direzione dei monti Urali, allungandola ulteriormente, permettendo il conseguente ingresso di masse d’aria molto fredde, per non dire gelide in quota, di diretta estrazione artica (facenti capo alla circolazione del vortice polare in azione sul mar Glaciale Artico).
Queste affluendo a tutte le quote tenderanno a scivolare lungo il margine orientale del promontorio anticiclonico posizionato sulla penisola Scandinava, sotto una moderata e fredda ventilazione da NO e N-NO, che dal mare di Barents dilagherà sopra le vaste pianure sarmatiche, determinando un brusco calo termico, oltre che una significativa destabilizzazione atmosferica, esacerbata proprio dall’affondo meridiano del ramo principale del “getto polare”, fino alla regione degli Urali, che incrementerà l’avvezione di vorticità positiva sull’intero territorio russo.
All’interno della saccatura, che nella giornata di domenica si prolungherà fino al Kazakistan occidentale, a seguito della sensibile intensificazione della vorticità positiva in quota s’innescherà una ciclogenesi, interamente riempita da aria molto fredda e pesante, di diretta estrazione artica. Questo vortice ciclonico, colmo di aria molto fredda, per non dire gelida, dopo essersi chiuso all’interno dell’asse di saccatura si sposterà ad est degli Urali, posizionando il proprio minimo depressionario sul bassopiano della Siberia occidentale, determinando una notevole compressione del “gradiente barico orizzontale” fra il robusto promontorio anticiclonico insistente sulla Scandinavia e la suddetta giovane ciclogenesi.
Quest’ultima, posizionandosi ad est degli Urali, contribuirà ad accelerare la circolazione dei venti dai quadranti settentrionali, che dal mar di Barents si riversano sopra le pianure della Russia europea, seguendo la discesa dell’esteso fronte freddo che precede l’avvezione fredda. Nella giornata di lunedì 14 Marzo parte di quest’aria fredda, aggirando a robusta impalcatura anticiclonica che si posizionerà sulla penisola Scandinava, dal sud della Russia tenderà a sfogare sull’Ucraina orientale, raggiungendo il mar d’Azov e il mar Nero sotto forma di una impetuosa ventilazione da NE ed E-NE, con raffiche capaci di toccare e oltrepassare gli 80-90 km/h fra le coste della Russia meridionale e la Crimea, dove si verificheranno delle vere e proprie bufere di vento che si estenderanno a gran parte del bacino del mar Nero, agitandolo a largo.
La ventilazione da NE verrà ulteriormente esacerbata dal repentino aumento della pressione barometrica atteso fra la Russia e l’Ucraina, causa il progressivo afflusso di aria sempre più fredda e densa. Ma l’elemento saliente sarà rappresentato dal ritorno della neve fino a quote pianeggianti fra la Russia, la Bielorussia e le aree orientali delle Repubbliche Baltiche, anche sotto forma di rovesci di neve.
Le masse d’aria molto fredde, di origini artiche, scivolando sul bassopiano Sarmatico e l’area degli Urali tenderanno a scalfire lo strato di aria più mite che nel frattempo si è depositato nei pressi del suolo, dando origine a delle correnti ascensionali che agevoleranno lo sviluppo di annuvolamenti a prevalente carattere cumuliforme.
Questi annuvolamenti cumuliformi, sviluppandosi nel pieno dell’avvezione fredda attiva a tutte le quote, daranno origine a nevicate e deboli rovesci di neve in diverse località della Russia europea e degli Urali, dove i termometri scenderanno di poco sotto la soglia dei +0°C. Entro sabato pomeriggio, con la discesa del fronte freddo verso il sud della Russia, la neve tornerà ad imbiancare città come Samara, Kazan e Mosca, dove si attendono dei rovesci di neve sparsi. Durante il weekend la neve si vedrà pure in molte città della Bielorussia, nel nord dell’Ucraina e nelle aree orientali di Estonia, Lettonia e Lituania, dove si tornerà a respirare un clima decisamente invernale.