Presentata a Monfalcone dagli assessori del Friuli Venezia Giulia all’Ambiente Sara Vito e alla Salute Maria Sandra Telesca, la prima parte dell’indagine sulla correlazione tra tumori e ambiente nel Monfalconese. L’indagine ha rilevato che tra il 1995 e il 2009 non è stato evidenziato alcun aumento di rischio di tumore per gli uomini, per nessuna delle forme neoplastiche considerate; solo nella popolazione di sesso femminile, è stato evidenziato un aumento statisticamente significativo – pari a un eccesso di trenta casi nei 15 anni oggetto dello studio (2 casi/anno) – per il rischio di tumore della vescica, in ciò confermando il risultato del recente studio dell’Università di Udine sullo stato di salute per tumori delle donne isontine.
Non sembrano essere emerse evidenze relative alla diffusione dei tumori delle emissioni della centrale termoelettrica di A2A. I modelli di dispersione indicano come sia il traffico veicolare la maggiore fonte di inquinamento nell’atmosfera e quindi probabilmente responsabile dell’eccesso di tumori alla vescica nelle donne. All’incontro era presenti il sindaco di Monfalcone Silvia Altran, la vicepresidente della Provincia di Gorizia Mara Cernic, Diego Serraino, coordinatore della ricerca, il professor Fabio Barbone e il direttore di Arpa Fvg Luca Marchesi. L’indagine è stata commissionata dalla Regione all’Osservatorio Ambiente e Salute costituito presso l’Arpa, che ha analizzato l’incidenza dei tumori in 14 comuni del Monfalconese con riferimento alla concetrazione di alcuni macroinquinanti.
Sono state indagate diverse tipologie di tumore che presentano una correlazione certa, molto probabile o presunta con l’inquinamento atmosferico come certificato nel 2013 dalla Iarc. Sono stati valutati i dati sanitari della popolazione residente nel territorio monfalconese tra il 1995 e il 2009, dati che sono stati correlati all’esposizione agli inquinanti riferita ai dati ambientali del 1998, considerato quale anno di riferimento per lo studio delle neoplasie, il cui manifestarsi richiede com’è noto lunghi tempi di latenza. Telesca e Vito hanno dichiarato: “Per la prima volta è stata condotta in Friuli Venezia Giulia un’indagine epidemiologica e ambientale che incrocia dati ambientali e sanitari mediante una collaborazione strettissima tra tecnici dell’Arpa e della sanità e inaugura un modello all’avanguardia“. L’indagine dell’Osservatorio Ambiente e Salute proseguirà con una seconda fase coordinata dal prof. Barbone, in cui sarà valutata la relazione tra un infarto miocardico acuto o aborti spontanei ed esposizione ai quattro principali macroinquinanti.
Anche considerato quanto emerso in questo primo studio, l’attenzione sarà orientata a comprendere in modo più dettagliato l’impatto del traffico veicolare, approfondendo altresì tutte le altre fonti di potenziale inquinamento, anche con l’avvio di approfondimenti per aumentare la conoscenza dello stato dell’ambiente nel recente passato. Durante il 2016 sarà sviluppata anche un’importante campagna di biomonitoraggio per valutare la presenza di metalli nelle urine anche in relazione a picchi di inquinamento atmosferico.