Dopo tante settimane a parlare di canguri, al Senato è apparso l’orso. Ma non è un arzigogolo procedurale, come sulle unioni civili o l’Italicum, bensì un plantigrado in carne e ossa. Anzi, purtroppo, solo in spirito: l’orso Daniza. Proprio quello che nel settembre 2014 fu narcotizzato in modo fatale in Trentino e la cui sorte sollevò un’ondata di proteste popolari, sia in rete che nel mondo della politica. Beppe Grillo tuonò su Facebook: “Chi è la ‘bestia’? Vogliamo giustizia”. A livello giornalistico, Bruno Vespa dovette precisare il senso di un suo tweet che sembrava criticare la commozione generale per “mamma orsa” a fronte di mille tragedie globali. A un anno e mezzo di distanza dai fatti, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha fatto pervenire la sua risposta scritta all’interrogazione delle senatrici del Pd Silvana Amati, Monica Cirinnà, Manuela Granaiola e Daniela Valentini che chiedevano di sapere se dall’esito dell’autopsia (e ne furono eseguite ben due) emergono responsabilità sulla dose di narcotico, sulla competenza specifica del personale preposto, sulla tutela dell’orso bruno. E, soprattutto, sulla sorte dei due orsacchiotti di Daniza di fatto usati come esca per la cattura della madre. La risposta del ministro offre una rara possibilità di sapere la fine di una storia che per giorni tenne con il fiato sospeso l’opinione pubblica, animalista e non, in un mondo dove ormai anche i candidati alle elezioni si portano dietro come mascotte l’immagine di un orso (è il caso di Gianfranco Mascia, che a Roma ha sfruttato il traino del peluche del famoso cartone animato “Masha e Orso”). Ebbene, quanto al destino dei due piccoli, il ministro afferma che il quadro complessivo “pare confermare un buono stato di salute dei cuccioli e soprattutto un comportamento schivo senza contatti con l’uomo”
La relativa incertezza è di per sé considerata un fatto positivo in quanto “in genere si ha un riscontro relativamente rapido nel caso di decesso” e tuttavia “nel corso dell’inverno gli orsi non sono attivi per cui occorrerà a attendere la primavera” per verificare le loro condizioni. Dipenderà, insomma, dalla durata del meritato (e inevitabile) letargo degli animali, ignari della disavventura da film che ha fatto appassionare gli italiani, sempre più soliti ad umanizzare i loro compagni domestici a quattro zampe e altre creature, salvo alternare la tenerezza indotta da “Madagascar” o “Peppa Pig” al terrore da “The Revenant” dove un grizzly rischia di fare a pezzi Leonardo Di Caprio (ma di fatto gli ha portato in dote l’Oscar). “Dal mese di settembre 2014 -riferisce Galletti- i cuccioli di Daniza, completamente autonomi, sono stati oggetto di monitoraggio sul campo da parte della Provincia di Trento, dapprima e fino alla fine di ottobre 2014, con tecniche radiotelemetriche, successivamente, con metodi indiretti. Sono state inoltre intraprese diverse altre iniziative tese a salvaguardarne la libertà e la sopravvivenza (tra cui, confronti e tavoli tecnici con i massimi esperti europei del settore, redazione di linee guida per la gestione dei cuccioli di orso privi della madre, diffusione di depliant informativi, predisposizione di apposita segnaletica stradale luminosa per ridurre i rischi di investimento)”. Insomma, una rete di protezione a 360 gradi. E la mamma? La povera Daniza? Su Internet sono ancora rintracciabili le pagine Facebook dedicate o su Twitter l’hashtag #giustiziaperdaniza, così come è facile recuperare le richieste di dimissioni avanzate nei confronti del presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi (e dello stesso ministro) da Carla Rocchi dell’Ente per la protezione degli animali o da Michela Vittoria Brambilla a nome della Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente, per non parlare delle proteste di diverse forze politiche, a cominciare dal M5S.
Il ministro Galletti ripercorre tutte le tappe della storia, che è amministrativa ma anche giudiziaria. In sede penale, scrive, la vicenda “si è conclusa con provvedimento di archiviazione del procuratore della Repubblica n. 312/2015 RG. mod. 45 DD. dell’8 maggio 2015. Il giudice ha accolto la richiesta di oblazione da parte del veterinario, che ha pagato un’ammenda di 2.000 euro, con la quale si estingue il reato”. Quanto alla catena di responsabilità, il presidente della Provincia “può legittimamente adottare” un’ordinanza “contingibile e urgente” in ragione “dell’esistenza di un pericolo concreto per l’incolumità pubblica, al di fuori e indipendentemente delle procedure ordinarie”, come confermato da Tar e Consiglio di Stato. E si colloca “tra le previsioni del Pacobace” ossia il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali. Secondo il Piano “le decisioni per l’attuazione dei provvedimenti previsti per gli orsi problematici e nelle situazioni critiche, sono assunte dall’Amministrazione competente per territorio e materia attraverso la propria struttura preposta alla gestione delle specie selvatiche, che viene così a rivestite il ruolo di Soggetto decisore”. E’ il “Pacobace ad aver segnato il destino di Daniza, orsa “problematica” dunque, tanto da aver subito ben due autopsie. Siamo sotto le Alpi, d’altronde, mica nello Yellowstone di quell’imbranato di Yoghi. Per i suoi cuccioli, bisognerà attendere la fine del lungo sonno per saperne di più. Sperando che l’unica amarezza sarà la mancanza di miele. Nello stile Winnie the Pooh, che nel suo piccolo, e a loro insaputa, ha contribuito a renderli simpatici.