Non è stata una Pasqua da tutto esaurito, quella appena trascorsa, ma ha comunque regalato belle soddisfazioni agli albergatori aretini, che l’hanno archiviata con un tasso di occupazione intorno all’80-85%. Vale a dire, che su dieci camere almeno otto erano occupate dai clienti. Buoni anche i risultati per i bed&breakfast cittadini. Lo conferma la Confcommercio di Arezzo, che stila un primo bilancio a caldo del ponte pasquale dopo aver ascoltato gli operatori della città. ”Si può essere soddisfatti del risultato, che tra Pasqua alta, incognita temperature e allarme terrorismo non era affatto scontato”, dice la responsabile dell’area turismo Laura Lodone, ”peccato per il mancato ”tutto esaurito, sarebbe stato forse alla nostra portata con un evento di traino e migliore promozione”.
Oppure, chissà se per arrivare al 100% sarebbe bastata qualche conferma last minute in più degli ”indecisi meteoropatici”, quelli che partono solo con la sicurezza matematica che la loro vacanza non sarà bagnata dalla pioggia. La permanenza media si è attestata intorno alle due notti. Ma sono stati soprattutto i nostri connazionali a movimentare il fine settimana. ”Oltre il 90% dei turisti era italiano, ma è sempre così per la Pasqua”, continua Laura Lodone, ”il banco di prova del turismo internazionale da noi sarà la Pentecoste, la vacanza tradizionale per il Nord Europa“. “Ancora manca un mese e mezzo, quindi è ancora presto per fare previsioni, visto che la finestra delle prenotazioni si è fatta sempre più ridotta anche per gli stranieri. Molto – aggiunge- dipenderà anche dalla situazione politica europea e, soprattutto, dalle vicende legate al terrorismo. Destinazioni piccole e meno frequentate dal turismo di massa, come Arezzo, sono comunque considerate più sicure rispetto alle grandi città. Chissà che questo non diventi un vantaggio competitivo”.
Italiano e in coppia, amante dell’arte e dell’enogastronomia: è dunque questo il profilo del turista di Pasqua tracciato dalla Confcommercio aretina. Ed è anche la cosa positiva della Pasqua 2016: dal momento che la parte dei clienti apparteneva al segmento del turismo individuale, non a quello del turismo organizzato, gli alberghi non hanno applicato le tariffe risicate e contrattate all’osso dai grandi tour operator, ma quelle normali che permettono quindi di avere una giusta redditività. ”Questo ha dato un po’ di respiro agli operatori che, non dimentichiamolo, dal 2011 al 2015 hanno perso dieci euro di redditività a camera”, sottolinea la responsabile di Confcommercio, ”e, si sa, a fronte di margini in calo e costi in aumento le imprese hanno spesso di fronte soltanto soluzioni drastiche come ridurre il personale”.