Il 4 aprile 1944 è una data dolorosa per la storia italiana, perché entra in funzione il forno crematoio dell’unico campo di sterminio presente sul nostro territorio. Si tratta della tristemente celebre Risiera di San Sabba, a Trieste. Una macabra “inaugurazione” nella quale hanno visto la morte ben 70 persone che erano state fucilate il giorno precedente in Opicina, frazione del comune di Trieste. Il grande complesso di edifici dello stabilimento della risiera, utile in tempo di pace per la pilatura del riso e costruito nel 1898 nel periferico rione di San Sabba, venne inizialmente utilizzato dai nazisti come campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943. Poi, verso la fine di ottobre, venne strutturato come Polizeihaftlager, ovvero campo di detenzione di polizia, destinato sia allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia e al deposito dei beni razziati, sia alla detenzione e all’eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei.
L’edificio del forno crematorio e la connessa ciminiera vennero distrutti con la dinamite dai nazisti in fuga, nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, per eliminare le prove dei loro crimini, secondo la prassi seguita anche in altri campi al momento del loro abbandono. Tra le macerie furono rinvenute ossa e ceneri umane raccolte in tre grandi sacchi di carta. L’edificio della Risiera, oggi adibito al culto e al ricordo di tanto dolore grazie anche ad un apposito museo, al tempo dell’occupazione serviva da autorimessa per i mezzi delle SS che erano di stanza a Trieste. Una pagina triste della storia italiana, che in quanto espressione di massima crudeltà non dovrebbe essere dimenticata.