Da uno studio dell’Università di Princeton è emerso che i miliardi di organismi cellulari marini noti come fitoplancton possono “viaggiare” da una parte di oceano a qualsiasi altro punto del globo in meno di un decennio. E questo vale per tutto ciò che inquina i nostri mari: detriti di plastica, particelle radioattive e praticamente qualsiasi altro tipo di rifiuto prodotto dall’uomo. Una tendenza preoccupante, sottolineano gli scienziati, perché significa che nel giro di pochi anni l’inquinamento può diventare un problema anche in luoghi lontani rispetto a quello di origine.
La cosa positiva è che il fitoplancton può dunque muoversi in tutto il mondo in appena 10 anni riuscendo così a resistere maggiormente ai cambiamenti climatici da parte degli ecosistemi marini. Costituendo la base della catena alimentare, il fitoplancton con la sua rapida diffusione puo’ consentire di ripopolare velocemente aree in cui la vita marina e’ stata decimata in seguito al riscaldamento e all’acidificazione degli oceani. Ma le cattive notizie arrivano quando lo stesso modello, concepito sulla base di due anni di studi e su simulazioni, viene applicato alle particelle di plastica, ma non solo, che inquinano gli oceani. I tempi stimati dall’algoritmo sono corroborati da diversi episodi di detriti spostatisi negli oceani e gia’ documentati. L’ultimo caso quello delle particelle radioattive che dal sito del disastro nucleare di Fukushima, in Giappone, hanno raggiunto la costa occidentale degli Usa viaggiando nel Pacifico.