Crocchette industriali oppure pappe preparate in casa? L’85% dei veterinari ritiene che il ‘pet food’ sia decisamente migliore rispetto alle diete casalinghe. Lo rivela un’indagine conoscitiva condotta su veterinari presentata al congresso ‘Quando il clinico incontra il nutrizionista. La dieta come strumento di gestione delle principali patologie degli animali da compagnia‘ della Scivac (Società culturale italiana veterinari per animali da compagnia) in corso a San Donato Milanese. L’indagine, la terza, realizzata a fine 2015, dopo quella del 1985 e del 2005, è stata realizzata dall’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) e ha visto ritornare 2.239 questionari. Quest’ultimo dato è nettamente aumentato rispetto a 10 anni fa quando si fermava al 79,4% a dimostrazione che la categoria veterinaria è oggi ancora più convinta delle qualità dell’alimentazione industriale.
Alla domanda: le materie prime utilizzate per la produzione del ‘pet food’ sono sicure da un punto di vista sanitario? La percentuale di veterinari d’accordo o molto d’accordo è risultata del 62%, mentre quella in disaccordo si ferma all’11%. Cosa raccomanda quindi il veterinario ai suoi clienti in assenza di patologie specifiche? Il 95% alimenti secchi supportati da informazione scientifica. La stessa percentuale cala, pur restando piuttosto elevata, all’83% quando si tratta di alimenti umidi. Questi dati evidenziano una forte convinzione del veterinario sul pet food con prevalenza verso i prodotti secchi, rileva l’Anmvi.
A favore delle preparazioni casalinghe la percentuale è molto bassa, perché i medici veterinari le ritengono in genere inadeguate sia per gli aspetti di formulazione sia perché è difficile che il proprietario dell’animale riesca a mantenere l’impegno qualitativo e temporale che richiedono. Secondo il medico veterinario l’errore più evidenziato commesso dai proprietari, con una percentuale del 93,8%, è la somministrazione di quantità improprie di cibo, in altre parole si dà troppo da mangiare al suo animale creando un problema di obesità che può essere causa di diverse patologie. Al secondo posto con una percentuale del 92,53% i medici veterinari evidenziano un mancato bilanciamento di materie prime nella alimentazione casalinga che quindi in genere viene sconsigliata per i problemi che può creare.
In caso invece di presenza di patologie specifiche cosa raccomanda il medico veterinario per il suo ‘paziente’? In questo caso la percentuale sale ancora a favore del pet food arrivando al 96,4% per il secco e al 92,2% per l’umido. Questi valori – evidenzia l’Anmvi – sono fortemente dipendenti dalla documentazione scientifica inerente a dimostrazione di quanto sia essenziale più che mai in presenza di patologie specifiche avere un supporto scientifico adeguato. Infine, secondo i veterinari l’allungamento della durata della vita media dei cani e dei gatti verificatosi negli ultimi anni a cosa è imputabile? Ci si aspettava che la prima risposta fosse riferita al miglioramento delle cure sanitarie che si ferma invece al secondo posto superata dalle migliori condizioni di vita degli animali. Al terzo posto viene riconosciuto il ruolo importante degli alimenti industriali preconfezionati supportati da informazione scientifica.
“Per analizzare i risultati della nostra indagine, bisogna partire dal presupposto che nell’arco di un decennio è radicalmente cambiato il comportamento alimentare della nostra società e non poteva andare diversamente per i proprietari di cani e gatti – ha dichiarato Marco Melosi, presidente Anmvi – l’accelerazione dei ritmi di vita non ha frenato la presenza di cani e gatti nelle famiglie, anzi la presenza di un animale d’affezione si è rivelata un potente compensativo emotivo sia in campo sociale che familiare. Conciliare i tempi di vita con la gestione alimentare del cane e del gatto di casa è oggi in gran parte possibile grazie allo sviluppo dei cibi preconfezionati. Vale anche per gli anziani, che grazie alla disponibilità sul mercato di preparati alimentari specifici per i pet sono agevolati nell’accudimento“.
“Tutto questo – conclude il presidente Anmvi – richiede sforzi culturali soprattutto ai medici veterinari che devono essere formati, informati e aggiornati sull’alimentazione e anche sul mercato della nutrizione animale se vogliono svolgere al meglio la loro missione di Salute e benessere per 14 milioni di cani e gatti”.