Osservata per la prima volta una stella di neutroni nella galassia Andromeda: 3X J0043 è caratterizzata da una rotazione di 1,2 secondi. Andromeda, conosciuta anche come M-31, è da decenni oggetto di attenzioni della comunità scientifica che ne ha studiato le caratteristiche grazie ai telescopi che coprono l’intero spettro elettromagnetico. Inoltre – spiega l’ASI – la sua vicinanza e similarità di struttura con la Via Lattea, la rendono un importante laboratorio di ricerca.
Una stella di neutroni è il prodotto di una Supernova, una giovane stella gigante che esplode per poi collassare su se stessa, è dotata di una massa approssimativamente una volta e mezzo quella del Sole sebbene il suo raggio sia di solo qualche decina di chilometri. Questo genere di stelle dalla grande massa e il diametro piccolo acquistano una rotazione estremamente veloce emettendo verso la Terra segnali intermittenti, da qui la definizione di pulsar.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, si deve a un gruppo di ricercatori INAF, l’Istituto Nazionale di Astrofisica, ed è stato reso possibile grazie al progetto internazionale EXTraS (Exploring the X-ray Transient and variable Sky) che studia i dati raccolti nel corso degli anni dal telescopio spaziale Xmm-Newton dell’ESA, elemento fondante dello studio, in quanto tra il 2000 e il 2013 il telescopio aveva osservato Andromeda per ben 35 volte senza che i segnali della stella venissero rilevati. “Sapevamo che in Andromeda potevano esserci stelle di neutroni ma non se ne avevano finora certezze,” ha spiegato Paolo Esposito, dell’Inaf-Iasf di Milano, coordinatore dello studio. “Tipicamente le osservazioni si fanno per cercare un singolo oggetto di interesse ma nel farlo si osservano anche altri oggetti che si trovano nelle ‘vicinanze’“. “Per mancanza di tempo o conoscenze gli altri dati non vengono analizzati ma magari sono più interessanti dell’oggetto studiato“. “Questa è solo la punta dell’iceberg stanno arrivando altre scoperte interessanti“.
“Ci aspettavamo di individuare segnali periodici tra gli oggetti che emettono raggi X più brillanti della galassia, come è accaduto in passato negli anni sessanta e settanta nella Via Lattea,” ha commentato Gian Luca Israel dell’INAF Osservatorio Astronomico di Roma, uno degli autori dell’articolo che ha descritto la scoperta. “Abbiamo studiato gli archivi dati del periodo che va dal 2000 al 2013 ma è solo nel 2015 che siamo riusciti a scovare questo oggetto, situato nella spirale più esterna della galassia solo due volte su un totale di 35 misurazioni”.