Una scoperta che potrebbe cambiare la nostra concezione del mondo e le leggi della cosmologia: la misura più precisa dell’espansione dell’universo, se confermata, sarebbe incompatibile con quella della radiazione lasciata dal Big Bang. La ricerca, pubblicato su arXiv, mostra che l’Universo si sta espandendo a una velocità maggiore dell’8% rispetto a quanto ritenuto finora: ciò potrebbe indicare che l’intensità dell’energia oscura è aumentata nel tempo, oppure che le particelle che costituiscono la materia oscura hanno proprietà diverse rispetto a quelle ipotizzate finora.
La misura è stata ottenuta dal team coordinato da uno degli scopritori dell’energia oscura, Adam Riess, premio Nobel per la fisica: “Credo che ci sia qualcosa nel modello cosmologico standard che ancora non comprendiamo,” ha dichiarato. Gli studi dello scienziato finora suggerivano che l’intensità dell’energia oscura sia stata costante per tutta la storia dell’Universo. Le conoscenze attuali sull’espansione dell’Universo derivano dalla radiazione fossile lasciata dal Big Bang (radiazione cosmica di fondo) e dalla sua mappa realizzata dal satellite Planck dell’ESA che ha ritratto l’universo quando aveva solo 400.000 anni: sulla base di queste misure, i cosmologi possono prevedere come e quanto velocemente l’Universo si è evoluto (costante di Hubble). Ebbene, la costante è stata oggetto di ricalcolo, osservando la velocità con cui 18 galassie si allontanano dalla Via Lattea.
La difformità fra le due suddette misure potrebbe essere la prova che l’energia oscura (il motore di espansione dell’universo che lo occupa per il 70% circa) è diventata sempre più intensa.