Disastro di Chernobyl: 5 milioni di persone vivono in zone contaminate

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Trent’anni dopo la catastrofe di Chernobyl, il 26 aprile 1986, oltre 10mila chilometri quadrati di territorio possono essere utilizzati per l’attività economica, ma più di 150mila km quadrati sono contaminate e 5 milioni di persone vivono in zone contaminate. A causa degli elevati livelli di contaminazione da plutonio, l’area non potrà essere ripopolata per almeno diecimila anni. Il personale presente ricevettero le dosi più elevate di radiazioni e più di 600.000 persone sono state impiegate in operazioni di emergenza o di recupero. Secondo il Chernobyl Forum vi sarebbero 65 decessi certi e 4.000 collegabili. L’inquinamento è ancora molto alto. Infatti, in base al lavoro svolto da Greenpeace, nel latte risiedono ancora livelli molto elevati di cesio-137. Un’area di 30 km è stata evacuato dopo il disastro a seguito degli alti livelli di contaminazione, nonostante queste tante persone continuano a viverci e lavorarci. Come fa notare il rapporto di Greenpeace ‘Chernobyl: 30 years later’ si tratta di fonti ‘aperte’ di radioattivita’ che diffondono radionuclidi attraverso aria o acqua. La Bielorussia è stato il paese che ha subito le peggiori conseguenze dell’incidente. Secondo alcune stime del governo bielorusso il disastro e’ costato almeno 235 miliardi di dollari su un periodo di 30 anni, calcolando l’impatto dei costi sanitari, l’abbandono di miniere e fattorie e la perdita di oltre 200mila ettari di superficie agricola e 1.900 chilometri quadrati di foresta potrebbero essere stime ottimistiche. Oggi si calcola che le spese sostenute dal governo per le conseguenze del disastro, soprattutto per la cura dei malati, sia attorno al 5% della spesa pubblica.

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