“E’ inaccettabile che una conduttura che trasporta petrolio nei pressi dell’alveo di un fiume si rompa. Non dovrebbe rompersi nemmeno in caso di eventi naturali disastrosi“. A dichiararlo è il sostituto procuratore Alberto Landolfi, che indaga per il disastro ambiente avvenuto contro ignoti per lo sversamento di petrolio avvenuto a Genova nel torrente Fegino lungo l’oleodotto della società Iplom di Busalla. L’inchiesta dovrà chiarire a chi spettasse la manutenzione delle condutture e la posizione dell’oleodotto nei pressi dell’alveo del fiume.
Il pm vuole capire se l’evento poteva essere evitato o meno. I vigili del fuoco ed i tecnici dell’Arpal hanno avviato alcune verifiche per accertare che i controlli sui tubi siano stati effettuati come previsto. Molto probabilmente la fuoriuscita del greggio potrebbe essere stato un accumulo di gas nel tubo dell’oleodotto danneggiato. La perdita è avvenuta mentre una nave ancorata in porto veniva pompato greggio di origine nigeriana verso Busalla. L’esplosione ha provocato uno smottamento di alcuni metri e all’immediato abbassamento di pressione nell’impianto. La Iplom ha fatto sapere che “il magistrato ha posto sotto sequestro solo l’oleodotto in cui ieri è avvenuto la perdita di greggio“. La raffineria di Busalla possiede infatti due oleodotti che la collegano al porto petroli di Genova Multedo.