Garantire l’accesso universale ai vaccini può salvare milioni di vite. Nel 2015, 5,9 milioni di bambini sono morti prima di compiere cinque anni: circa 16.000 al giorno, oltre la metà a causa di malattie prevenibili anche grazie ai vaccini. I più sfortunati sono i bambini che vivono nell’Africa Subsahariana: la probabilità che non riescano a festeggiare il quinto compleanno è infatti quattordici volte superiore rispetto ai loro coetanei dei paesi più sviluppati.
Alla vigilia della Giornata Mondiale della Salute, ActionAid presenta il rapporto “L’Italia e l’Alleanza Globale per le Vaccinazioni – Verso un nuovo approccio per la partecipazione italiana al GAVI”, per analizzare i successi finora ottenuti e le sfide del prossimo futuro, con particolare attenzione al ruolo che ricopre il nostro paese.
In 15 anni di attività, l’Alleanza Globale per le Vaccinazioni ha registrato diversi successi, contribuendo a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio relativi alla salute, in particolare l’obiettivo 4 sulla riduzione della mortalità infantile.
Tra il 2000 – anno della sua nascita– e il 2013, GAVI ha assicurato l’immunizzazione di 440 milioni di bambini nelle aree più svantaggiate del mondo, portando la copertura vaccinale dal 70 all’83% nei paesi in cui opera e salvando 7 milioni di vite. Il GAVI ha inoltre contribuito a migliorare lo stoccaggio e la fornitura dei vaccini e a stimolare la ricerca e lo sviluppo di questi ultimi.
L’obiettivo di ridurre i prezzi dei vaccini è però ancora lontano e resta aperto il problema della sostenibilità finanziaria.
In totale, dalla sua nascita fino al 2034, i sostenitori di GAVI hanno impegnato 23,5 miliardi di dollari, 12 dei quali effettivamente trasferiti. Al 31 dicembre 2015, avevano contribuito all’Alleanza 24 paesi, la Commissione Europea e diverse organizzazioni private commerciali e filantropiche, mentre erano 77 i paesi beneficiari. L’Italia sostiene Gavi dal 2006 ed è al quarto posto tra i paesi donatori. Nel 2015, in occasione della conferenza dei donatori tenutasi a Berlino nel 2015, il nostro paese si è inoltre impegnato a versare altri 120 milioni di dollari in contributi diretti per il periodo 2016-2020, in aggiunta ai fondi già previsti. Su questo impegno italiano la Fondazione Bill & Melinda Gates ha annunciato un matching – ovvero uno stanziamento legato all’erogazione di risorse da parte di un altro soggetto – di 50 milioni di dollari.
“L’Alleanza Globale per le Vaccinazioni ha permesso di immunizzare negli anni milioni di bambini. È un esempio di partenariato globale tra pubblico e privato che funziona, ma la sua azione può e deve essere migliorata. L’obiettivo è garantire l’accesso universale ai vaccini, perché sono troppi i bambini che perdono ancora la vita per malattie prevenibili. L’Italia, come quarto paese donatore, può giocare un ruolo importante affiancando i paesi partner nel richiedere alle case farmaceutiche vaccini meno costosi e mantenendo l’impegno di stanziare ulteriori fondi per questa causa”, dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia.
Pur riconoscendo il buon rapporto costo-efficacia degli interventi del GAVI, gli esperti sottolineano che è necessario migliorare la definizione delle priorità dell’Alleanza nell’assegnazione delle risorse realizzando attività più coerenti con le strategie concordate; rendere più efficace il monitoraggio; rafforzare i sistemi sanitari per sostenere e accompagnare in modo adeguato le attività di immunizzazione.
In generale, per rendere più efficace l’azione di GAVI occorre affrontare la salute materno-infantile con un approccio di respiro più ampio, che coinvolga tutte le politiche per lo sviluppo. Prima ancora di un’assistenza qualificata e di un adeguato accesso a vaccini e farmaci essenziali, ai bambini devono infatti essere assicurati un’adeguata nutrizione e ambienti di vita sani e sicuri. “È proprio in questo campo che l’Italia può far valere la sua esperienza di cooperazione, ispirata da anni al principio che i migliori risultati si ottengono integrando le azioni mirate con il rafforzamento dell’intero sistema sanitario”, conclude De Ponte