I terremoti in Ecuador e in Giappone potrebbero essere “collegati”: ora il pericolo potrebbe arrivare dai vulcani

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In pochi giorni violentissime scosse sismiche hanno devastato parte del Giappone e messo in ginocchio tutto l’Ecuador costiero, arrivando a interessare anche la capitale, Quito, con una magnitudo che è arrivata a 7.8 della scala Richter. Si tratta di due Paesi distanti 15.000 chilometri uno dall’altro, ma i terremoti hanno caratteristiche molto simili. In quello giapponese si vede la placca delle Filippine “subdurre” sotto quella euroasiatica, ovvero le si infila letteralmente sotto, creando un attrito e una tensione nelle rocce che viene poi rilasciata all’improvviso attraverso una frattura, chiamata faglia, causando così il sisma. In Ecuador, invece, le placche che si scontrano sono quella di Nazca e quella sudamericana, dove la prima subduce la seconda. La placca delle Filippine si muove a una velocità di circa 10 centimetri all’anno, mentre quella di Nazca di 6,1 centimetri all’anno.

LaPresse/Reuters
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Non è così semplice e scontato sapere se ci sia o meno una relazione tra le due. Dopo il violento terremoto avvenuto nel 2004 a Sumatra, cambiò la frequenza e l’intensità dei terremoti lungo la Faglia di San Andreas e furono diverse le ricerche che confermarono il collegamento tra i due fenomeni. Nel caso recente, però, i due terremoti si sono verificati in due zone molto distanti tra loro. L’ipotesi più probabile è che l’energia sviluppata dal primo sisma sia arrivata in una zona già predisposta ad un altro sisma, dando una sorta di “spinta” agli eventi. Si tratta comunque solo di un’ipotesi e ancora è troppo presto per sapere se effettivamente ci sia un collegamento tra i due eventi sismici.

LaPresse/EFE
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Ciò che preoccupa è che nelle aree in cui si sono verificati i due sismi sono presenti diversi vulcani attivi di tipo esplosivo, la camera magmatica potrebbe essere scossa, con la conseguenza che i gas contenuti possano raggiungere una pressione tale da far scoppiare il tappo. Inoltre, fratture profonde possono mettere in contatto il magma con l’acqua di mare; questa, entrando nella camera magmatica, potrebbe causare l’esplosione.

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