Il Comitato per la Gestione degli Pneumatici Fuori Uso ha presentato oggi presso la sede ACI a Roma la seconda edizione del Report di attività sulla gestione degli PFU da demolizione. Il Sistema, istituito appena tre anni fa, lavora ormai a pieno regime e garantisce che per ogni pneumatico nuovo immesso sul mercato ne venga avviato uno a recupero. Dai dati, inoltre, emerge che l’Italia è un modello all’avanguardia nel settore, rispetto agli altri stati membri dell’UE, in quanto unica realtà ad aver costituito un Sistema ad hoc per gli PFU da veicoli fuori uso. Il tasso di riciclo risulta essere tra i più alti d’Europa (100%) mentre, in termini economici, il cotributo ambientale pagato dai consumatori è il più basso d’Europa.
Il Sistema nazionale, gestito dall’ACI-Automobile Club Italia, infatti, ha registrato nel 2015 un’ulteriore crescita nella raccolta degli PFU provenienti dal settore della demolizione: sono state gestite 22.468,19 tonnellate di PFU, il 15,5% in più rispetto al 2014. Di questo quantitativo, il 100% viene destinato al riciclo. Da oltre 22.000 tonnellate di PFU sono stati generate più di 15.000 tonnellate di granulato di gomma, oltre 4.000 tonnellate di metalli ferrosi e più di 2.000 tonnellate di fibre tessili (solo 1.000 tonnellate rappresentano scarti di lavorazione). La scelta di riciclare tutti gli PFU ed evitare l’incenerimento non rappresenta solo un vantaggio per l’ambiente ma anche per l’economia del nostro Paese: i materiali, che vengono recuperati, sono reimmessi sul mercato delle materie prime seconde, diventando una nuova interessante opportunità economica.
Il contributo ambientale più basso d’Europa
L’Italia può vantare, oltre al primato in termini di raccolta, anche quello economico: grazie a un sempre maggiore efficientamento del Sistema di raccolta, si è registrata una progressiva riduzione del contributo ambientale, il più basso a livello europeo. Quello riferito agli autoveicoli ha subito, infatti, un calo di ben il 42% e quello per la categoria “autocarri” (C1, C2) è stato addirittura dimezzato. Dal 2013 la riduzione nel primo caso è stata dell’oltre 57% e nel secondo del 60% e oggi per tutti gli pneumatici montati su un auto si pagano solo 2,31 euro.
La rete dei 1.500 demolitori in tutta la Penisola
Veri protagonisti della raccolta sono i demolitori censiti dall’ACI, il cui numero è cresciuto arrivando a quota 1.500 dislocati lungo tutta la Penisola. Presso i centri di demolizione iscritti al P.R.A. (Pubblico Registro Automobilistico) vengono smontati gli pneumatici provenienti da veicoli a fine vita. Se non ritenuti idonei a un loro riuso, gli PFU vengono stoccati presso l’impianto e, raggiunto il quantitativo minimo di 1,5 tonnellate, i demolitori possono richiederne il ritiro gratuito a uno dei soggetti abilitati a tale servizio presenti nell’apposito elenco pubblicato sul portale del Comitato. Grazie a questo servizio si registra un importante risparmio di costi per i demolitori (in passato questa gestione era di loro competenza) e la garanzia di un corretto smaltimento in favore dell’ambiente.
Il sistema di audit
Il Comitato vigila sulla filiera, per verificare la qualità di tutti i passaggi sia dal punto di vista operativo che economico. L’attività di audit analizza le diverse fasi di erogazione dei servizi da parte dei soggetti abilitati alla raccolta. Vengono, poi, mappati tutti i processi interni ed esterni e la loro conformità ai requisiti stabiliti dal Comitato e dalla normativa applicabile. Le indagini svolte non hanno solo il compito di riscontrare possibili anomalie da correggere, ma rappresentano anche l’occasione per trasformare eventuali criticità in opportunità di miglioramento. Dalle verifiche effettuate finora non è emersa alcuna non conformità.
“Questa seconda edizione del nostro Report di attività – ha detto il Presidente del Comitato, Vincenzo Pensa – racconta un 2015 contraddistinto dal raggiungimento di importanti traguardi. Un aspetto particolarmente significativo che emerge da tale analisi è l’originalità della via italiana. La nostra è tra le poche realtà nazionali a costituire un sistema ad hoc: in molti Paesi le organizzazioni preposte alla gestione di questa categoria di rifiuto si occupano sia di pneumatici provenienti dal mercato del ricambio sia di quelli da veicoli a fine vita o, in molti casi, fanno rientrare tale gestione in quella più ampia relativa agli ELV (end-of-life vehicles). Il Comitato, inoltre, è l’unico ente in Europa a essere espressione rappresentativa di tutti gli stakeholder coinvolti nella gestione del fine vita degli pneumatici. Riteniamo comunque sia d’obbligo proiettarsi ancora in un’ottica di maggiore crescita. Siamo pronti ad affrontare le sfide del domani con impegno e ottimismo, sapendo di poter contare sulla professionalità dei numerosi operatori coinvolti nel nostro Sistema”.
“Anche sul recupero e il riciclo degli pneumatici l’Italia sfoggia un’eccellenza sistemica che ci contraddistingue nello scenario internazionale – ha dichiarato il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani – con evidenti vantaggi per l’economia, l’ambiente e la sicurezza stradale, al costo per l’automobilista di un cappuccino e di un cornetto. Con il materiale riciclato si produce poi il cosiddetto “polverino” che costituisce un’alternativa economica, efficiente e duratura per le pavimentazioni stradali, in grado di ridurre il rumore del traffico ed incrementare l’aderenza e la tenuta di strada dei veicoli”.
“Il Sistema italiano per il recupero degli pneumatici fuori uso derivanti dai veicoli in demolizione – ha affermato l’On. Ermete Realacci, Presidente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati – è un unicum in Europa e, come dimostrano i dati oggi presentati, è economico ed efficiente e rappresenta un tassello importante a sostegno della buona economia che rispetta l’ambiente, scommette sulla qualità e guarda al futuro. Il secondo Report del Comitato per la Gestione degli Pneumatici Fuori Uso ci racconta un’esperienza di cui beneficiano sia l’ambiente che l’economia. Un’esperienza che si inserisce nei nostri cromosomi di Paese povero di materie prime, dedito al recupero. Non a caso siamo primi in Europa nel recupero dei materiali: complessivamente recuperiamo 25 milioni di tonnellate di materia ogni anno sui 163 totali europei, la Germania che ha un’economia più grande 23, e questo ci permette di risparmiare circa 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, evitando 55 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Una conferma della potenzialità dell’economia circolare. Il campo della nuova sfida che attende il Made in Italy”.