La fine del 2015 e i primi mesi del 2016 sono stati particolarmente preoccupanti per una sempre maggiore frequenza di casi di meningite: in Toscana, in particolare, le autorità sanitarie sono state allarmate da un diffondersi di casi anomali, un allarme che si è espanso anche al resto d’Italia. Conoscere e riconoscere la meningite può rivelarsi di vitale importanza nel trattamento della malattia, che necessita di un intervento tempestivo per non sfociare in un epilogo infausto. Vediamo quindi di cosa si tratta.
In primo luogo, è bene specificare che la meningite è una malattia del sistema nervoso centrale, caratterizzata dall’infiammazione delle meningi, ovvero quelle membrane protettive che ricoprono l’encefalo e il midollo spinale. Generalmente di origine infettiva, si presenta più frequentemente come meningite batterica o meningite virale. Quest’ultima, normalmente, tende ad avere un decorso benigno e richiede soltanto una terapia di supporto. Il periodo di incubazione varia da 3 a 6 giorni circa, a seconda del virus che la provoca. I casi più lievi, in questo caso, possono essere trattati senza ricovero in ospedale.
Ben più seri sono i casi di meningite batterica. Si tratta di un tipo di meningite potenzialmente pericolosa per la vita e che, se non trattata, presenta un alto tasso di mortalità. Ecco perché, in questi casi, la tempestività della diagnosi e della cura è di fondamentale importanza. Innanzitutto, i batteri che più di frequente causano la meningite sono il meningococco (B e C), lo pneumococco e l’hemophilus influenzae di tipo B. I casi più diffusi di meningite batterica sono causati dal meningococco B, responsabile della maggior parte dei ricoveri in Italia. I soggetti più a rischio sono i bambini, i giovani e, in generale, le persone fino ai 40 anni di età. Non è necessario essere un soggetto debole e malato per contrarre la meningite batterica: il meningococco colpisce infatti individui sani, preferibilmente giovani e con un sistema immunitario perfettamente funzionante.
Ma come si manifesta la meningite? I sintomi, molto spesso, sono assimilabili a quelli di una normale influenza. Febbre alta e forte mal di testa sono praticamente una costante, accompagnati però da una notevole rigidità della nuca, a volte così importante da impedire il normale movimento del collo. A questa triade, che deve essere considerata come un campanello d’allarme importante, si aggiungono sovente: contratture muscolari, senso di nausea e vomito, fotofobia e fonofobia (incapacità di tollerare luci e rumori forti), convulsioni, alterazioni della stato di coscienza ed eruzioni cutanee. Essendo una malattia infettiva, particolare attenzione deve essere prestata anche alle possibili vie di trasmissione: il meningococco si trasmette quando si entra in stretto contatto con il paziente, ad esempio quando, per via aerea, si entra in contatto con secrezioni respiratorie infette (comunemente attraverso baci, tosse e starnuti). I luoghi chiusi (come scuole o discoteche), in questo senso, aumentano la possibilità di contagio.
Come abbiamo ribadito, il fattore che può in maniera più efficacie combattere la meningite è la tempestività: ecco perché, a volte, la terapia antibiotica inizia ancor prima di conoscere il risultato dell’analisi di laboratorio di un campione di liquido celebro spinale, prelevato tramite una puntura lombare (quest’ultimo è il metodo più sicuro per una diagnosi certa). La meningite di tipo batterico, quando non letale, può avere conseguenze comunque gravissime come sordità, epilessia e deficit cognitivi. Ma l’epilogo, se la malattia viene trattata nel modo adeguato, può essere anche positivo, e si può quindi guarire completamente.