Troppo spesso la pubblicità cerca di convincerci che “il cervello ha bisogno di zucchero”. Dove per zucchero si intende soprattutto lo zucchero bianco, il saccarosio. In realtà il cervello ha bisogno di glucosio, che il nostro organismo ricava però dalla digestione di tutti i carboidrati. Carboidrati semplici come gli zuccheri, che ci attirano per il loro gusto dolce, ma anche complessi come gli amidi contenuti in pasta, pane, riso, cereali e legumi.
Il saccarosio raffinato, il famoso “zucchero bianco”, non è quindi un alimento indispensabile per l’uomo. Oggi in Italia ogni persona ne mangia dieci volte di più che i nostri bisnonni cento anni fa, grazie alla sua industrializzazione e commercio massiccio.
Non è una buona abitudine. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il livello di zuccheri semplici nella nostra dieta non dovrebbe superare il 10% dell’energia giornaliera. Meglio ancora se rimanesse al di sotto del 5%. Questi zuccheri inoltre, dovrebbero essere ricavati soprattutto da frutta, miele, latte, cioè da alimenti che lo contengano naturalmente e non da alimenti dolci confezionati, bevande zuccherate, creme spalmabili.
L’eccessivo consumo di zucchero aumenta il rischio di carie dentali, obesità (particolarmente grave nei bambini), diabete e malattie cardiache. Infatti gli zuccheri semplici vengono digeriti rapidamente e passano subito nel sangue facendo aumentare la glicemia, cioè la percentuale di glucosio circolante nel sangue che deve mantenersi entro limiti ben precisi. Gli amidi hanno invece bisogno di più tempo e vengono immessi nel sangue più lentamente e gradualmente.