Sono stati più di trentamila (31.383) i soccorritori del Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico) impegnati nel corso del 2015 in oltre settemila interventi, in tutta Italia, per un totale di circa 145.000 ore. I dati statistici confermano una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente: ”In questo ultimo triennio, il numero degli interventi per anno è pressoché identico e le modeste variazioni sono del tutto ininfluenti sul panorama generale per poter cogliere qualche tendenza o nuova indicazione” dice il neoeletto Presidente nazionale, Maurizio Dellantonio. ”Si conferma invece la mole delle missioni di soccorso che mediamente è di quasi 20 interventi al giorno, portati a termine su tutto il territorio nazionale. Si registra anche un’attività più intensa in periodi che fino a qualche anno fa erano considerati stagioni morte per il turismo: questo sta ad indicare una fruizione più diversa e variegata del mondo alpino”.
Negli ultimi dieci anni, il numero di interventi è passato gradualmente dai 5568 del 2006 ai 7153 dell’anno scorso, con un picco nel 2011, quando le operazioni di soccorso furono addirittura 8299; una tendenza che ha comportato anche un conseguente maggiore impegno di operatori e tecnici, dovuto all’aumento delle persone soccorse. Dall’esame in dettaglio dei numeri, i 7005 interventi del 2015 sono stati compiuti in prevalenza durante i mesi estivi: 980 a luglio, 1277 in agosto, quando aumentano i frequentatori della montagna; cifre inferiori invece per i mesi di aprile (358), maggio (370), novembre (300) e dicembre (368). Nella maggior parte dei casi, le persone soccorse presentano ferite non gravi (2662 – 37,3%) oppure sono illese (2320 – 32,5%); i feriti gravi sono stati 1265 (17,7%), quelli che si trovavano in condizioni molto gravi o in imminente pericolo di vita, con le funzioni vitali compromesse, sono stati 421 (5,9%); i decessi sono stati 429 (6%), i dispersi 49 (0,7%). I maschi sono il 71% (5106), le femmine il 29% (2040), un dato che si ripresenta abbastanza costante nel tempo. La fascia d’età più coinvolta negli incidenti è quella fra i 50 e i 60 anni (1106), seguita da quella fra i 40 e i 50 (1040), poi 60-70 (874), 20-30 (834), 30-40 (830), 70-80 (594), con numeri inferiori per i ragazzi tra i 10 e i 20 anni (576) e i bambini fino a 10 anni (165), mentre sono state 185 le persone soccorse oltre gli 80 anni. Solo il 6,2% (445) è iscritto al CAI: nel 93,8% dei casi (6071 persone) non ci si avvale dei vantaggi che l’iscrizione comporta, in termini di copertura assicurativa e di attività di formazione e informazione sulla prevenzione del rischio in montagna. I cittadini italiani sono l’80,5% (5753), seguiti da tedeschi (554 – 7,8%), francesi (94), austriaci (82) e svizzeri (62), che insieme arrivano al 3,3%; il 5,7% (406) è costituito da altri cittadini europei, quelli provenienti da una trentina di nazioni differenti sono il 2,7% (195). Le ragioni per cui si richiede soccorso sono connesse alle attività praticate: la caduta prevale di gran lunga, con 2353 casi (32,9%), seguita da malore (900 – 12,6%), un dato quest’ultimo in stretto rapporto con l’invecchiamento generale della popolazione. La perdita di orientamento (846), accanto a incapacità (561), ritardo (284) e sfinimento (170), indicano che oltre un quarto degli interventi (1861 – 26,1%) potrebbero essere evitati con un’attenta programmazione degli itinerari e la consapevolezza delle proprie capacità escursionistiche, alpinistiche o sportive; la mancata consultazione preventiva dei bollettini meteorologici è invece stata la causa di 311 operazioni, avvenute in condizioni atmosferiche critiche. L’ambiente montano è lo scenario prevalente (43,2%), seguono l’ambiente ostile e impervio (21,7%) e le piste da sci (10%); l’ambiente rurale e antropizzato equivale allo 0,7%. L’escursionismo (2877), lo sci in pista (755) e l’alpinismo (439) sono le attività durante le quali accade il maggior numero di infortuni; lo sci-alpinismo corrisponde a 169 casi (2,4%), 132 le ferrate, 128 l’arrampicata. I cercatori di funghi che hanno chiesto aiuto o che è stato necessario recuperare sono stati 315, un numero legato anche all’andamento stagionale della raccolta. La richiesta dell’elicottero è avvenuta in 2843 casi (89,3% appartenenti al Sistema sanitario nazionale); a bordo, accanto all’équipe medica, è sempre presente il Tecnico di Elisoccorso (T.E.) del CNSAS. Nei restanti casi, emerge quanto sia fondamentale la collaborazione con le altre realtà coinvolte nel sistema dell’emergenza nazionale, come Vigili del Fuoco (77 mezzi), Union Alpin Dolomit (65), Protezione civile (53), Polizia di Stato (12), Corpo Forestale (11), Guardia di Finanza (5), Carabinieri (2), Esercito (2), Marina (2). L’elicottero è quindi ampiamente utilizzato ma, nonostante l’utilizzo di tecnologie avanzate, ci sono situazioni in cui la competenza delle squadre territoriali è fondamentale: i soccorritori del CNSAS sono in grado di raggiungere chi ha bisogno di aiuto in qualsiasi condizione, ovunque, di giorno e di notte, in ogni momento dell’anno, grazie a una elevata selezione, a una formazione continua, alla meticolosa conoscenza dei posti e soprattutto all’insostituibile spirito di dedizione e solidarietà che li contraddistingue.
”Il CNSAS non è una normale associazione, ma un Corpo nazionale, che affonda le proprie radici sul territorio e il lavoro dovrà proseguire sul modello di un federalismo maturo, consapevole e autonomo che è stato la nostra forza in questi anni”, conclude il Presidente nazionale, Maurizio Dellantonio. ”Come nuovo Presidente desidero innanzitutto portare un affettuoso ringraziamento a Pier Giorgio Baldracco che ha ricoperto questa carica negli ultimi anni con tanta passione e dedizione. Il mio prossimo triennio non potrà che essere nel segno della continuità e nel proseguire a fare delle nostre Scuole nazionali e regionali/provinciali il centro della formazione permanente dove la qualità e l’efficacia di quello che si insegna deve essere la nostra primaria eccellenza”.