Referendum Trivelle. Il referendum sulle trivelle è alle porte. Il WWF ha presentato i motivi per cui votare Si, ma anche i gruppi del no guidati dalle compagnie petrolifere presentano le loro ragioni che possono sintetizzarsi in 6 punti:
Piccole quote petrolio e gas da mare. Gas e petrolio sono prodotti, tra terra e mare, nel nostro Paese rispettivamente per l’11,8% e il 10,3% del fabbisogno nazionale, e tali quote comprendono anche le piattaforme che non sono oggetto di referendum e quindi non rischiano di chiudere. Un terzo del petrolio estratto dal mare arriva infatti da piattaforme oltre le 12 miglia, mentre nel complesso ben l’85% viene dai pozzi a terra.
Vi è uno scarso impatto del petrolio e del gas su mare. A livello ambientale, l’estrazione è definita sicura. L’Istituto superiore di Sanità, l’Ispra, l’Istituto Nazionale di geofisica, quello di geologia e l’Istituto di oceanografia “garantiscono controlli costanti“. Sulle piattaforme non si è mai registrato nessun incidente o pericolo rilevante, nè creano danni all’habitat marino.
Stop a trivelle uguale danno a risorsa. Le casse statali possono contare, allo stato attuale “pre-referendum”, su cospicue entrate annuali dall’industria del petrolio e del gas: circa 800 milioni di tasse e 400 di royalties e concessioni. E le attività di estrazione sono anche una buona fonte di lavoro, dando occupazione a oltre 10.000 persone.
Nessun danno al turismo. Non sembrerebbero essere mai stati registrati danni al turismo. La metà del gas arriva dalle piattaforme posizionate nell’alto Adriatico dove si trovano numerose località turistiche e spiagge che non hanno mai avuto problemi con le piattaforme stesse.
Trivelle compatibili con la difesa del clima. Le cosiddette rinnovabili sono senz’altro il futuro dell’approvvigionamento energetico, ma – dicono quelli del No al referendum – hanno tutt’ora un’affidabilità piuttosto limitata (sole, vento e acqua sono difficilmente “gestibili”, o comunque lo sono parzialmente)e perciò è necessario integrarle con i combustibili fossili per poter continuare nei nostri consumi abituali.
Il referendum è inutile e costose. I sostenitori ritengono che gli sia inutile andare a votare. Per loro, questo referendum “è uno spreco di 400 milioni” che “non ha senso e non si doveva fare“.