Salute, Ricciardi: “In Italia c’è poca prevenzione, si vaccinano solo metà degli anziani”

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In una intervista ad Avvenire Walter Ricciardi, presidente del l’Iss e direttore dell‘Osservatorio sulla salute nelle Regioni, fa il punto sull’aspettativa di vita degli italiani, che a quanto pare sta arretrando: “L’Italia sconta il fatto che per quindici anni non ha investito in prevenzione, alcune regioni più di altre; nessuna però ha mai rispettato l’obbligo di legge di dedicare il 5% del proprio budget in programmi di screening. Arriviamo al massimo al 4%, ma ci sono territori come il Lazio dove siamo sotto il 2%. Questo significa che i fattori di rischio aumentano, si combinano tra di loro e fanno aumentare nei cittadini soprattutto di malattie croniche, cardiovascolari, diabete, tumori. Abbiamo avuto nel 2015 un picco di mortalità come non avevamo avuto dal dopoguerra; questo è dovuto all’invecchiamento della popolazione, ma anche alla mancanza di copertura vaccinale degli anziani – in media il 45% – che ha causato migliaia di morti per complicanze dell’influenza. È un segnale da non sottovalutare“.

La prevenzione non fa parte del dna del nostro Paese, ma il livello del 5% va attuato assolutamente. In teoria si dovrebbe spendere il 5% in prevenzione, il 45% per gli ospedali e il 50% per l’assistenza territoriale, mentre siamo di fronte anche a casi in cui si spende oltre il 60% per gli ospedali e zero in screening. Lo Stato è in attesa della riforma costituzionale, perché se passasse la responsabilità della tutela della salute torna in capo a lui, che potrà intervenire nelle regioni inadempienti“. E le ricadute in termini di risparmio sono diverse: “Per ogni euro investito in prevenzione, c’è un risparmio che va da 5 a 20 euro. Oggi non c’è investimento che possa dare un rendimento migliore. La questione di fondo, comunque, è che le risorse in certe parti del Paese non vengono utilizzate bene; il primo grande obiettivo è incidere sui 20 miliardi di sprechi per dare più farmaci ai pazienti, meno liste di attesa, sbloccare il turnover”. E conclude che ora “il sistema è in equilibrio contabile, tuttavia questo obiettivo è stato ottenuto molto spesso a scapito dei servizi, cioè abbiamo i bilanci in ordine ma i cittadini non accedono ai servizi. E questo non è il miglior risultato“.

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