Sono 640 milioni gli obesi nel mondo e, quindi, vi è stato un aumento di 1,5 chilogrammi di peso della popolazione mondiale. Le cifre sono state pubblicate dalla rivista, The Lancet. “Viene quasi da dire: era ora“, commenta Paolo Sbraccia, Presidente della SIO-Societa’ italiana dell’obesita’. “Ancora troppo spesso si considera l’obesita’ una condizione estetica e non una vera e propria malattia“, prosegue. “L’obesita’ e’ causa, in primis, di aumentato rischio di diabete di tipo 2, quindi di malattie cardiovascolari e di alcune forme di tumore; essere sovrappeso od obesi riduce il benessere psicologico, determina un impatto negativo sulla funzionalita’ fisica, con diminuzione della capacita’ di compiere anche le piu’ semplici attivita’ quotidiane, e sulla funzionalita’ sociale, con depressione, distress, cattiva qualita’ di vita,” aggiunge Sbraccia.
Al tema dell’obesita’ e’ dedicato l’Italian Barometer Diabetes Report 2015, dal titolo “Il management dell’obesita’ e del diabete di tipo 2: le sfide da vincere“, presentato questa mattina a Roma. “Il Barometer Report e’ un documento pubblicato annualmente con l’obiettivo di attivare il confronto e le riflessioni istituzionali sui grandi temi che riguardano il diabete e l’obesita’ nel nostro Paese, sulle grandi sfide che queste patologie comportano in termini di sostenibilita’ e accesso alle cure“, spiegano gli editor Renato Lauro, Presidente di IBDO Foundation-Italian Barometer Diabetes Observatory, e Giuseppe Novelli, Rettore dell’Universita’ di Roma “Tor Vergata”. Il rapporto ha deciso di esaminare l’obesità in diverse sfaccettature “nella convinzione che la stretta sinergia tra autorita’ regolatorie e mondo della ricerca e della clinica sia un requisito indispensabile per attuare un efficace intervento di prevenzione dell’obesita’ e del diabete mellito, necessario per arginare il fenomeno“.
Al base del problema, secondo il prof. Cucinotta dell’Università di Messina “e’ stato persino individuato e messo a punto da ricercatori nordamericani un indice – il modernization index – che si e’ dimostrato un forte predittore dello sviluppo di obesita’ e di diabete nelle popolazioni a rischio. Viene calcolato in base al tipo e al numero di oggetti-simbolo di questi cambiamenti di cui si e’ in possesso: frigorifero, telefono, televisore, automobile, lavatrice, cellulare, internet, lettore DVD, e altro.” “Visti questi dati di scenario e di trend, e l’esperienza degli ultimi 50 anni, una speranza concreta per l’Uomo risiede nella pianificazione urbana. Numerose osservazioni mettono in rapporto tra loro parte dei miglioramenti avvenuti per la mortalita’ e morbosita’ in alcuni paesi altamente urbanizzati, come Giappone, Svezia, Paesi Bassi e Singapore, attribuiti ai determinanti potenzialmente salutari delle moderne citta’ di questi stati,” dice Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto superiore di sanita’.
“Un ruolo importante nel limitare la prevalenza delle malattie croniche e’ svolto da una corretta pianificazione urbana, che preveda la possibilita’ di costruire aree verdi per l’attivita’ fisica. Gli abitanti delle citta’ risultano piu’ attivi quando il circondario dei luoghi di vita e’ percepito come sicuro, esteticamente gradevole e dotato di spazi verdi e ‘situazioni urbane’ capaci di incentivare il movimento, con impatti positivi su riduzione del rischio cardiovascolare e longevita’. Al contrario, l’assenza di servizi di base raggiungibili incentiva l’utilizzo dei veicoli privati, generando una dipendenza da auto e motoveicoli che impatta negativamente sul benessere, psicologico e sociale, della persona, sul traffico e sul livello di inquinamento atmosferico e acustico,” conclude.