Di che cosa è fatta la misteriosa materia oscura che occupa il 25% dell’universo? Dov’è finita l’antimateria prodotta nelle stesse quantità della materia dopo il Big Bang e poi scomparsa? Che cosa sono in realtà le inafferrabili particelle chiamate neutrini? Per la direttrice del Cern Fabiola Gianotti sono soltanto le prime domande, di una lunga lista, alle quali i fisici cercheranno una risposta non appena riprenderanno le collisioni nel più grande acceleratore del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc). Ormai è una questione di giorni prima che i fasci di particelle tornino a scontrarsi nell’anello di 27 chilometri dell’acceleratore.
“Siamo vicini alle prime collisioni a bassa intensità intorno al 25 aprile e poi, gradualmente, si raggiungerà un’intensità maggiore“, ha detto Fabiola Gianotti, che in serata sarà protagonista, con il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni, della conferenza “Macchine per scoprire, dal bosone di Higgs alla nuova fisica” in programma nell’Auditorium di Roma e dedicata alle nuove sfide della fisica. “In questo periodo – ha detto Gianotti – l’Lhc è in fase di collaudo e da alcune settimane i fasci di particelle hanno ripreso a circolare al suo interno, dopo la pausa invernale. Si sta lavorando per riportare l’acceleratore in condizione di lavorare al meglio“. Con le prime collisioni comincerà una fase entusiasmante della fisica. “Speriamo – ha aggiunto – che quando avremo raccolto una quantità di dati consistente, avremo un potenziale di scoperta che supera quello raggiunto finora” e “in estate, o in autunno, potremmo esplorare nuove regioni“.
Se la neodirettrice del Cern potesse scegliere, vorrebbe che la prima risposta dall’Lhc fosse quella sulla natura della materia oscura: “sapere di che cosa è fatta ci permetterebbe di aumentare le nostre conoscenze dell’universo dall’attuale 5%, ossia alla porzione occupata dalla materia visibile, al 30%. Una scoperta simile darebbe anche più enfasi al legame tra il mondo infinitamente piccolo della fisica delle particelle elementari all’infinitamente grande del cosmo“. Per l’estate, o al più tardi in autunno, si potrà forse sapere se la misteriosa particella ‘intravista nel dicembre 2016 sia effettivamente qualcosa di mai visto prima, forse l’indizio di una nuova fisica, oppure un falso allarme. Di sicuro, ha osservato Gianotti, “la scoperta del bosone di Higgs annunciata nel luglio 2012 ha completato il quadro della fisica che conosciamo, teorizzata dal Modello Standard. Ma sappiamo che questa non è la teoria finale e che non può dare risposte a fenomeni che sappiamo esistere, come la materia oscura. Ci devono essere particelle nuove“. Quello che la fisica sta vivendo, ha concluso, “è un momento straordinario, nel quale cerchiamo risposte a grandi domane, e sappiamo che per riuscire ad avere le risposte siamo più che mai nelle mani della natura e degli esperimenti“.