Sversamento petrolio Genova, biologo: l’incidente non grave se viene contenuto

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Il mare di Genova e’ un po’ sfortunato, ma l’incidente che in questa settimana ha portato nelle acque marine circa il 10% delle 500 tonnellate di greggio sversate dopo la rottura dell’oleodotto genovese, per fortuna non e’ enorme come quello dovuto all’affondamento della petroliera Haven 1991 o al petrolio dell’Agip Abruzzo portato da Livorno sulle coste liguri sempre lo stesso anno. L’importante per la fauna marina e’ pero’ che si contenga la situazione e che non si usino additivi e solventi chimici che si sono spesso dimostrati un rimedio peggiore del male’“: queste le dichiarazioni all’ANSA di Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dorn di Napoli e docente di biologia marina dell’Universita’ Politecnica delle Marche. “Al momento i problemi sembrerebbero essere soprattutto per le comunita’ dei fondali che rischiano di essere soffocate dal petrolio che finisce per posarsi sul fondo. L’impatto del greggio fuoriuscito finora non e’ gravissimo perche’ ha colpito una zona, quella alla foce del fiume Bisagno, che di per se’ non e’ di particolare pregio ambientale ed e’ gia’ penalizzata dalla prossimita’ delle aree industriali. Tutto fa pensare che non ci siano pericoli per le zone limitrofe o le aree protette liguri. Come misura precauzionale nella zona interessata e in quelle limitrofe andrebbe sospesa in questi giorni qualsiasi attivita’ di pesca“.

In corso le operazioni di un rimorchiatore d’altura fornito di dotazioni antinquinamento e altri sei battelli disinquinanti, mentre sono in arrivo le due navi anti-inquinamento inviate dal Ministero dell’Ambiente: tutti utilizzano sistemi di raccolta del greggio che lo separano dall’acqua, “il sistema migliore dal punto di vista ambientale, insieme con l’utilizzo dei cosiddetti batteri mangia-petrolio“. “Ovviamente tutto dipende anche dalla quantita’ di petrolio che si trova in mare“.

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