Il software “Traduco” messo a punto dall’Istituto di linguistica computazionale Antonio Zampolli del Consiglio Nazionale delle ricerche di Pisa è stato utilizzato per poter tradurre il Talmùd, la raccolta di commenti, norme religiose e giuridiche, spunti di carattere storico, leggendario e scientifico conosciuto come il testo fondamentale dell’ebraismo. Il progetto si è concentrato in particolar modo sul Talmud babilonese elaborato in Mesopotamia. Il testo raccoglie gli insegnamenti di oltre duemila anni fino al V-VI secolo d.C. Il progetto è stato presentato a Roma all’Accademia dei Lincei, in cui era presente il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Durante l’evento sono intervenuti: il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, il presidente dei Lincei Alberto Quadrio Curzio, il direttore del progetto Traduzione Talmud Babilonese Clelia Piperno, il segretario della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII Alberto Melloni, il presidente del Comitato d’onore del progetto Gianni Letta, il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna, il fondatore dell‘Israel Institute for Talmudic Pubblications Adin Even Israel Steinsa, il presidente del progetto Traduzione Talmud Babilonese Riccardo Segni. “Oggi celebriamo un successo dai molteplici profili. L’avvio della traduzione in lingua italiana del Talmùd babilonese è l’esito di una precisa volontà politica nazionale, che nel succedersi dei Governi ha coerentemente individuato e sostenuto una grande operazione civile e culturale“, ha detto il ministro Giannini, spiegando:”Il Talmùd rappresenta infatti il monumento del sapere religioso ebraico e, grazie a questa opera di traduzione, esso verrà messo progressivamente a disposizione del pubblico e degli scienziati“.
Il primo valore dell’opera, secondo Giannini, è “un valore scientifico, di completa e raffinata ricostruzione filologica ed esegetica“. Ma per il ministro “c’è anche un secondo valore che non ritengo secondario“, ovvero il “simbolico ritorno in terra d’Italia del Talmùd Bavlì, dopo la prima edizione Bomberg, stampata, assieme ai principali commentari, proprio a Venezia, tra il 1520 e il 1523. L’Italia e l’Europa oggi hanno più che mai bisogno di conoscenze profonde e solidamente fondate che possano fare del pluralismo religioso e culturale la base ineludibile per una società che dialoga, che tollera e su questo fonda la propria stabilità. L’ignoranza e la superficialità della conoscenza anche in questo campo possono generare mostri. Ne abbiamo avuto prova nel corso della storia“. Inoltre, “la restituzione di un testo filologicamente affidabile e di una edizione razionalmente intellegibile sono pertanto pilastri irrinunciabili per un sempre prezioso, oggi indispensabile dialogo interreligioso. Sulla base di questa convinzione, la comunità accademica italiana, accompagnata in questo caso da una politica attenta, ha saputo e potuto costruire un percorso ormai ben radicato di competenze scientifiche e di formazione“.
Secondo il ministro, “il Talmùd tradotto sarà soprattutto un nuovo possibile strumento di memoria emotiva. Una memoria non solo da conservare, ma da diffondere attraverso un potente veicolo di trasmissione del ricordo e della testimonianza scritta“. Infine, Giannini ha ricordato: “Attorno alla promozione di queste scoperte c’è un esercito pacifico della conoscenza che si mobilita con passione, talento, curiosità e studio nell’accezione più intima di desiderio. E intreccia il sacro, l’immutabile, ogni volta grazie alla scienza rigenerato. Il lavoro è appena all’inizio e voi conoscete il detto nei Pirqè Avòth, nei Detti dei padri: Il giorno è corto; il lavoro da compiersi è molto; gli operai sono pigri; la ricompensa è grande; il Padrone incalza“, esortando: “Mettiamoci al lavoro. Insieme“.