Terremoto L’Aquila: “ci sono 300 mln di euro per il rilancio dell’economia ‘bloccati'”

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Disoccupazione giovanile alle stelle, boom degli ammortizzatori sociali, ‘diaspora’ dei giovani. E 300 milioni di euro di fondi pubblici per il rilancio delle attività economiche ‘bloccati’ dalla burocrazia. A sette anni di distanza dal terremoto che il 6 aprile 2009 devastò L’Aquila è questo l’allarme che la Cgil locale lancia, sottolineando ritardo accumulato nella ricostruzione dei centri storici del territorio. “Le periferie sono state ricostruite -spiega a Labitalia Umberto Trasatti, segretario generale della Camera del Lavoro della Cgil de L’Aquila- l’asse centrale de L’Aquila è pieno di gru e alcuni palazzi sono stati già ricostruiti, ma quello che ci preoccupa è il centro storico dei paesi del cratere, dove si sono accumulati ritardi considerevoli“.

LaPresse
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E oltre alla ricostruzione degli edifici, in Cgil l’altro tema è la ‘ricostruzione’ del sistema economico aquilano. “A dicembre 2015 -spiega Trasatti- i dati ufficiali hanno fatto segnare un tasso di disoccupazione oltre il 15%, rispetto al 12,7% dell’Abruzzo, mentre la disoccupazione giovanile è salita sopra il 50%. Abbiamo tantissime vertenze di crisi aperte, e mentre nel resto dell’Abruzzo si sta registrando una riduzione del ricorso agli ammortizzatori sociali, nel nostro territorio vi troviamo una crescita del 20%, in gran parte cassa integrazione straordinaria“. Per Trasatti i dati sull’occupazione nel territorio nel post-terremoto sono implacabili. “Nel periodo compreso tra il 2012 e il 2014 -sottolinea- siamo passati da 124 mila occupati a 107 mila. E l’export delle nostre imprese che nel 2008, prima del terremoto, rappresentava il 20% di tutta la regione, nel 2015 arrivava al 5,6%“. Una situazione drammatica, attacca Trasatti, nonostante ci sia la possibilità per invertire la rotta e far ripartire l’intera economia del territorio.

Sono disponibili -spiega- 300 milioni di euro di risorse pubbliche per far riprendere le attività economiche sul territorio, ma sono bloccate dalla burocrazia. Noi diciamo che è giusto che ci siano i controlli ma un progetto di investimento -continua- non può restare bloccato per un anno e mezzo. Anche perchè questi 300 milioni, che sono parte dei fondi destinati alla ricostruzione, ‘muoverebbero’ dai nostri calcoli circa un miliardo di euro complessivo di interventi, che farebbero del nostro territorio un esempio anche a livello nazionale“. E dal sindacato arriva anche un altro allarme, questa volta legato alla legalità nella ricostruzione. “Noi abbiamo più volte denunciato casi di sfruttamento della manodopera -spiega Trasatti- e dalle nostre denunce sono poi arrivate operazioni della Procura della repubblica. Noi chiediamo che vengono applicate e fatte rispettare le norme che ci sono per far sì che la ricostruzione avvenga nella piena legalità“.

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