Il piccolo paese di San Venanzo, in provincia di Terni, è conosciuto dai geologi di tutto il mondo per la rarissima roccia vulcanica che si trova nel suo territorio, eccezionale per la sua composizione chimica e conosciuta a livello internazionale come venanzite.
Nell’area di San Venanzo, situato a pochi chilometri da Todi lungo la strada Marscianese, 265 mila anni fa erano attivi ben tre centri vulcanici. Protagonisti di violente esplosioni vulcaniche, questi centri eruttivi depositarono ingenti spessori di materiale piroclastico, ma anche colate laviche. Inoltre hanno creato una grossa depressione che, finita l’attività eruttiva, si trasformò in un piccolo lago, ora asciutto.
Per valorizzare questa zona dall’importante passato geologico, è stato creato un Parco Vulcanologico. Il Parco Museo Vulcanologico è diventato negli anni un importante centro per il turismo ambientale e per il turismo didattico. Il Parco vulcanologico è stato riconosciuto area protetta dalla provincia di Terni ed è andato ad arricchire il numero di emergenze naturalistiche presenti all’interno del Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico Ambientale (S.T.I.N.A.).
Per valorizzare ed illustrare in maniera divulgativa la singolarità e le caratteristiche geologiche della zona, nel 1999 è nato il Museo Vulcanologico, a cui si è aggiunto nel 2004 un sentiero didattico che si sviluppa all’interno dell’ex cava di Venanzite.
La venanzite è una roccia molto dura e compatta (è una lava petrograficamente definita leucite-olivin-melilitite), tanto che in passato veniva utilizzata per fabbricare mole da mulino o da frantoio. Le mole venivano dapprima sbozzate, poi staccate dalla roccia con cunei di legno che venivano fatti espandere imbevendoli nell’acqua. L’operazione non era facile ed a volte la macina si spaccava venendo poi abbandonata sul posto. Se ne può osservare una lungo il sentiero naturalistico attrezzato che con una facile passeggiata percorre ad anello il contorno dei crateri vulcanici.