Le aree Alpine italiane sono a basso rischio di diffusione del virus Zika. E’ la conclusione cui è arrivato un team di ricercatori della Fondazione Bruno Kessler di Trento, della Fondazione Edmund Mach e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, che ha pubblicato uno studio sull’ultimo numero del settimanale scientifico di settore Eurosurveillance (http://www.eurosurveillance.org). Il lavoro è stato condotto nell’ambito del progetto Lexem (Laboratorio di Eccellenza per l’Epidemiologia e la Modellistica), finanziato dalla Provincia autonoma di Trento. La domanda a cui ha cercato di rispondere il lavoro (dal titolo ‘‘Assessing the potential risk of Zika virus epidemics in temperate areas with established Aedes albopictus populations”) era: qual è il rischio che, a seguito del ritorno di viaggiatori che sono stati infetti, il virus Zika possa diffondersi nella zona del Triveneto? Nel 2015 infatti si è registrata la più grande epidemia di virus Zika, un patogeno trasmesso da varie specie di zanzare tra cui Aedes albopictus comunemente nota come zanzara tigre.
Iniziata in Brasile, l’epidemia si è diffusa rapidamente nella maggior parte dei paesi del Sudamerica e dell’America Centrale. Gli autori dello studio (Giorgio Guzzetta, Piero Poletti e Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler; Roberto Rosa, Frederic Baldacchino e Annapaola Rizzoli della Fondazione Edmund Mach; Fabrizio Montarsi e Gioia Capelli dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) hanno sottolineato che nonostante gli effetti dell’infezione nell’essere umano siano in genere molto blandi e nonostante molti casi siano addirittura asintomatici, a livello internazionale ha generato molta preoccupazione l’associazione tra infezione da virus Zika e casi di microcefalia nei neonati. ”L’alto flusso di viaggiatori da e per l’America centrale e meridionale che potrebbe aumentare notevolmente durante la prossima estate in concomitanza con le Olimpiadi”, spiega Stefano Merler, ”pone un potenziale rischio anche per i paesi Europei”.
I ricercatori sono arrivati alla conclusione che le aree Alpine sono a basso rischio di diffusione del virus Zika. Questi risultati sono dovuti alla densità relativamente bassa di zanzara tigre, non paragonabile a quella osservabile in altre aree del territorio nazionale, inclusa la pianura Padana. Inoltre, la zanzara tigre si è rivelata essere meno adatta a trasmettere il virus Zika, contrariamente alla zanzara Aedes aegypti (una specie simile alla zanzare tigre) che è la principale responsabile della trasmissione dell’infezione in Sudamerica, ma che non è presente in Italia. Lo studio è stato reso possibile grazie al monitoraggio e alla successiva stima dell’abbondanza di zanzara tigre realizzato dai ricercatori in 54 siti sparsi nelle provincie di Trento e Belluno. Questi risultati non escludono ovviamente la possibilità di osservare in futuro casi sporadici di trasmissione locale a seguito di casi importati dalle aree endemiche.
”Il nostro risultato -dice Merler della Fondazione Kessler- si basa sullo stato attuale dell’osservazione scientifica. Sono ancora molti i fattori che andranno analizzati, insieme ad altre possibili modalità di trasmissione dell’infezione, come, ad esempio, la trasmissione da uomo a uomo per via sessuale”. ”Inoltre -aggiunge Capelli dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie– le stime sulla capacità della zanzara tigre di trasmettere il virus Zika devono essere ulteriormente validate da studi condotti su popolazioni di zanzare europee”. “Anche alla luce di questi scenari -afferma Rizzoli della Fem- è cruciale continuare e rafforzare tutte le attività di ricerca, monitoraggio e controllo sostenibile delle specie aliene che pongono rischi per la salute umana o danni all’economia locale .La zanzara tigre è solo una delle tante specie aliene invasive che avranno sempre maggiore impatto a causa della globalizzazione e dei cambiamenti climatici’‘.