Ambiente: ecco quale spiaggia siciliana è la più sporca d’Italia

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“E’ davvero sconfortante essere sempre i primi nelle graduatorie in negativo. Nell’indagine ‘Beach Litter’ la spiaggia Olivella di Santa Flavia è la più sporca d’Italia insieme a quella di Fiumicino. E non è andata meglio nelle altre sei spiagge monitorate. Il cattivo stato di questi siti è un miscuglio di cattiva amministrazione del territorio e maleducazione dei cittadini“. Così il presidente regionale di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, commenta l’indagine realizzata e curata per il terzo anno dall’associazione che ha monitorato nel mese di maggio 47 spiagge italiane, nell’ambito della campagna Spiagge e Fondali puliti – Clean-up the Med 2016.

Le spiagge siciliane passate ai raggi X sono quella Olivella a Santa Flavia e quella di San Cataldo a Trappeto, nel Palermitano; a Siracusa la spiaggia dell’Arenella e, sempre in provincia di Siracusa, la Marina di Priolo Gargallo e Punta delle Formiche a Pachino. In provincia di Messina, invece, è stata monitorata la spiaggia Cantone a Barcellona Pozzo di Gotto, mentre ad Agrigento la spiaggia di Babbaluciara ad Agrigento. L’indagine ha considerato complessivamente un’area di 18.160 metri quadrati, l’equivalente di quasi 142 campi di beach volley. Sono stati rinvenuti 6176 rifiuti spiaggiati, il 18 per cento di tutti quelli classificati nella campagna 2016 in Italia (33.540 rifiuti), e di questi circa il 70 per cento ha dimensione inferiore a 25 centimetri (a fronte dell’80 per cento nazionale).  Sul totale dell’area indagata, spiegano dall’associazione, sono stati trovati una media di 739 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia, dato più elevato di quello nazionale (media di 714 rifiuti ogni 100 metri). “Questo si spiega – dice Legambiente – considerando il campione meno numeroso. Inoltre, proprio tra quelle siciliane è presente una delle spiagge con più rifiuti a livello nazionale, la spiaggia Olivella a Santa Flavia con i suoi 2252 rifiuti registrati.

I dati siciliani mostrano una percentuale più alta di rifiuti da packaging alimentare (37 per cento contro il 30 per cento del dato nazionale) e anche con i rifiuti legati al fumo (7.4 per cento contro il 6 per cento della classifica nazionale). “Quello che possiamo e dobbiamo fare – aggiunge – è spingere le persone ad avere cura e rispetto dell’ambiente e pressare le amministrazioni locali e regionali affinché capiscano che le nostre coste e il nostro mare sono una risorsa da difendere e rilanciare“.

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