Moltiplicano le iniziative a favore dei dipendenti, rendicontano attraverso il bilancio sociale, si impegnano per il territorio, l’AMBIENTE, l’arte e la cultura. Il 73% delle imprese italiane è socialmente responsabile ed investe quasi un miliardo di euro. L’ulitimo rapporto sulla responsabilità sociale d’impresa “ha determinato un cambio di passo degli investimenti nel sociale delle aziende” afferma Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio Socialis. In primo luogo, spiega Orsi, “le aziende investono nella loro dimensione interna, ossia in una maggiore attenzione ai dipendenti”. Il secondo dato “è attenzione agli sprechi. Si governa un’azienda in maniera più etica, non guardando solamente al profitto ma guardando anche al territorio in cui l’azienda opera”.
Tra i settori più attivi nella Corporate social responsability, la cosiddetta Csr, troviamo il settore farmaceutico. Il Gruppo Bracco, ad esempio, che da poco ha pubblicato il suo primo Sustainability Report, nel 2014 ha investito 206mila euro solo in programmi di informazione e medicina per tutti i dipendenti. Non manca poi il capitolo ambientale e su come ridurre l’impronta di carbonio nei processi di produzione. In particolare, spiega all’Adnkronos Diana Bracco, presidente dell’omonimo gruppo, “noi cerchiamo tecnologie pulite, verdi, processi a basse temperature, senza emissioni“. Questo vuole dire “mettere in opera una serie di avvertenze, difficili, che vanno progettate per rendere tutti i processi fruibili senza danno per l’AMBIENTE“. Si tratta di avvertenze che “sono tutte collegate strettamente alla conoscenza, all’innovazione, alla conoscenza della chimica e all’ingegneria“.
L’impegno nella sostenibilità, dunque, si traduce, in “una grande capacità tecnologica di innovare e una grande capacità e attenzione alla manutenzione dei processi“. Ma c’è anche l’impegno verso il territorio. Come Ima, multinazionale di riferimento nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, tè e caffè, che nel 2014, ha contribuito alla ricostruzione dell’Emilia a seguito del terremoto del 2012. Tra gli interventi che hanno coinvolto Ima c’è stato anche il sostegno economico a favore della parrocchia di S. Maria Maggiore. Ma perché un’azienda decide di investire in sostenibilità? Secondo Filippo Bettini, chief sustainability and risk governance officer Pirelli, “è il modo più efficace e brillante per far durare l’azienda nel tempo. E’ una strada che Pirelli ha percorso fin dall’inizio della sua costituzione, circa 140 anni fa, oggi in modo ancora più efficace puntando su prodotti che rispettino l’AMBIENTE e salvaguardino la sicurezza delle persone. Il 50% del nostro fatturato in questo momento deriva da prodotti green e questa è la testimonianza più efficace del successo che una scelta di questo tipo può portare all’azienda“.
Un cambio di rotta che piace anche ai consumatori. “Il 52% degli italiani è disposto a pagare un premium pur di scegliere prodotti che abbiano un impatto positivo sulla società e sull’AMBIENTE” spiega Cristina Scocchia ad L’Oreal Italia che annuncia: ”Abbiamo appena lanciato un programma di sostenibilità a tutto tondo che ci impegna a favore dell’AMBIENTE e a favore delle collettività nelle quali operiamo“. “Da qui alla fine del decennio – aggiunge la Scocchia – vogliamo che il 100% dei nostri prodotti abbia un beneficio sociale o ambientale; vogliamo ridurre del 60% l’impronta ambientale delle nostre produzioni; vogliamo aiutare i consumatori a fare delle scelte che siano rispettose dell’AMBIENTE“. Di recente L’Oréal Italia ha anche annunciato il rafforzamento della partnership con L’Arte nel Cuore, associazione che promuove l’omonima Accademia dello spettacolo per giovani diversamente abili e non. Il 2016, inoltre, è un anno importante per la Csr. Entro l’anno, infatti, si dovrà recepire la direttiva europea, la numero 95 del 2014, che, dal primo gennaio 2017, obbliga le aziende con più di 500 dipendenti a rendicontare le proprie iniziative sociali e ambientali.