Plutone si comporta poco come una cometa e più come un pianeta come Marte o Venere nel modo in cui interagisce col vento solare, il flusso di particelle cariche che produce la nostra stella: ciò secondo la prima analisi dell’interazione tra il pianeta nano e il vento solare, finanziato dalla missione New Horizons della NASA, pubblicato oggi sul Journal of Geophysical Research – Space Physics dall’American Geophysical Union (AGU).
Utilizzando i dati dello strumento Solar Wind Around Pluto (SWAP) a bordo della sonda gli scienziati hanno osservato per la prima volta il materiale espulso dall’atmosfera di Plutone e studiato come interagisce col vento solare portando ad un’altra scoperta. “Si tratta di una tipologia di interazione che non abbiamo mai visto in alcun luogo del sistema solare,” dichiara David J. McComas, principale autore dello studio, docente di astrofisica alla Princeton University. “I risultati sono sbalorditivi“.
In precedenza molti ricercatori pensavano che Plutone era più simile ad una cometa, che è caratterizzata da una regione che rallenta delicatamente il vento solare, in opposizione a ciò che accade su pianeti come Marte e Giove, dove si rileva una brusca deviazione del flusso. Plutone è un ibrido, spiegano i ricercatori, e continua a “confondere” gli esperti: le particelle elettricamente cariche nell’atmosfera di Plutone vengono spinte all’indietro nella direzione opposta a quella del Sole, generando una lunga coda di particelle elettricamente cariche, che si estende nello spazio per circa per circa 118.700 chilometri
Dato che il pianeta nano è molto lontano dal Sole ed ha delle dimensioni ridotte, gli scienziati ritengono che la sua gravità non sarebbe abbastanza rilevante da trattenere gli ioni pesanti nella sua atmosfera estesa, eppure “la sua gravità è abbastanza da mantenere il materiale relativamente confinato,” spiega McComas.