Astronomia: tsunami mostruosi hanno trasformato il “giovane” Marte

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Tsunami mostruosi causati da impatti di meteoriti hanno devastato le pianure settentrionali di Marte oltre di tre miliardi di anni fa, ridisegnando completamente il profilo del Pianeta rosso e i suoi mari. La scoperta, basata sulla mappatura geologica, rafforza la teoria secondo la quale alluvioni risalenti a 3,4 miliardi di anni fa hanno trasformato le pianure settentrionali in oceani ed ovviamente potrebbe fornire nuovi indizi nella ricerca della vita nello spazio. “Circa 3,4 miliardi di anni fa l’impatto di un grande meteorite ha scatenato la prima onda di tsunami, composta da acqua liquida“, spiega Alberto Fairen, uno degli autori della ricerca. “Le nostre scoperte riconciliano l’ipotesi oceanica con l’assenza di coste distribuite lungo aree con un’altezza costante“, dichiara Alexis Rodriguez, del Planetary Science Institute di Tucson. Decine di tsunami si sarebbero verificati in centinaia di milioni di anni, ma lo studio, pubblicato in Nature’s Scientific Reports, si è focalizzato in particolare su due eventi avvenuti uno a distanza di pochi milioni di anni dall’altro: le onde di questi tsunami avrebbero avuto un’altezza media di 50 metri, ma con picchi di 120 metri. “L’oceano – prosegue Fairen – si è ritirato, formando una seconda linea costiera. Il primo tsunami ha portato enormi depositi rocciosi, e quando le onde si sono ritirate nell’oceano hanno formato una vasta rete di canali“.

Il maremoto più antico ha lasciato per lo più sedimenti formati da enormi massi, che hanno formato i canali di risacca sulla superficie marziana. La seconda ondata ha invece creato grandi lobi ghiacciati: dal momento che la temperatura si era abbassata notevolmente, l’acqua fuoriuscita dall’oceano si è subito congelata, mischiandosi a sabbia e terriccio e lasciando appunto detriti a forma di lobo. È proprio questo il materiale a cui puntano i ricercatori per indagare eventuali antiche tracce di vita sul pianeta rosso. “L’acqua fredda e salata potrebbe offrire un buon rifugio per la vita in condizioni estreme – conclude Fairen – dal momento che il sale potrebbe aver mantenuto l’acqua liquida. Se Marte ha ospitato forme di vita, i lobi ghiacciati prodotti dallo tsunami sono ottimi candidati per cercarne le tracce”.

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