Come cambierà il clima nell’area del bacino del fiume Po. Variazioni delle precipitazioni e delle temperature, aumento degli eventi estremi, con un aumento degli eventi di magra fluviale in estate, questo dicono le proiezioni per i prossimi decenni. Uno studio di R. Vezzoli, P. Mercogliano e S. Castellari utile a predisporre piani di adattamento e gestione integrata per i bacini idrografici del nostro Paese, per prevenire il rischio di crisi idriche, promuovere la sicurezza e ridurre i potenziali impatti causati dalle future siccità sulla produzione energetica e sul settore agricolo.
Negli ultimi decenni, il clima nel bacino del fiume Po è cambiato: i dati su quest’area ci dicono che per il futuro dobbiamo attenderci un aumento delle temperature e una diminuzione delle precipitazioni (con l’eccezione dell’area alpina in inverno), ma anche ondate di calore, piogge intense e violente, periodi di siccità prolungata, ovvero i cosiddetti eventi estremi dei rapporti scientifici, fenomeni che si manifestano con una frequenza e un’intensità tali da poter essere definiti eccezionali. ?Come conseguenza, la disponibilità idrica in estate è destinata a diminuire, mentre la frequenza degli eventi di piena ad aumentare, con potenziali ricadute sulle attività produttive e sulla popolazione insediata nel bacino del fiume Po.
Sulla base degli scenari climatici futuri, il fiume Po riuscirà anche nei prossimi decenni a soddisfare le medesime richieste idriche di oggi?
È questa la domanda a cui hanno cercato di dare una risposta gli scienziati della Fondazione CMCC Paola Mercogliano e Sergio Castellari, in uno studio pubblicato sulla rivista Ingegneria dell’ambiente (Vol.3 n.1/2016), dal titolo“Scenari di cambiamenti climatici nel periodo 2021-2050: quale disponibilità idrica del fiume Po?”
Lo studio, basato su una catena modellistica all’avanguardia che include componenti climatiche/idrologiche e di bilancio, ha indagato la futura disponibilità idrica nel Po, fornendo una metodologia direttamente trasferibile ad altri bacini idrografici del nostro Paese, con la possibilità di predisporre adeguati piani di adattamento per prevenire il rischio di crisi idriche, promuovere la sicurezza idraulica e ridurre i potenziali impatti causati dalle future siccità sulla produzione energetica e sul settore agricolo.
Modelli sempre più precisi e affidabili
La catena modellistica impiegata, sviluppata dalla Divisione REMHI (REgional Models and geo-Hydrological Impacts) della Fondazione CMCC in collaborazione con il Servizio Idro-Meteo-Clima (Simc) di Arpa Emilia Romagna, include un modello di bilancio a scala di bacino che permette di tenere conto dei prelievi idrici e della regolazione degli invasi montani e fornisce, inoltre, indicazioni sulla sostenibilità futura delle attuali esigenze idriche, permettendo una prima valutazione di quali possano essere le future criticità nella gestione della risorsa acqua.
Scendendo nel dettaglio, i ricercatori hanno sfruttato le alte capacità di risoluzione dei modelli utilizzati, tra cui due prodotti dal CMCC, riuscendo così a produrre proiezioni climatiche precise e affidabili anche per realtà complesse dal punto di vista topografico e climatico come l’Italia.
I risultati: temperature in aumento e precipitazioni in calo, con un aumento degli eventi estremi
?I risultati della ricerca – che analizza le variazioni di precipitazione, temperatura e portata giornaliera del fiume Po, evidenziando le differenze dei dati ottenuti per il trentennio 2021-2050 rispetto al periodo di controllo 1982-2011 – ci raccontano che nei prossimi anni il bacino del fiume Po incontrerà, per effetto dei cambiamenti climatici, una variazione della disponibilità idrica media annuale e maggiori frequenza e intensità degli eventi estremi, che sommandosi alle trasformazioni socio-economiche in corso potranno provocare una tendenza di eccessivo, e comunque non sostenibile, sfruttamento delle risorse naturali, quali acqua e suolo.
In sostanza, emerge un generale aumento delle temperature e una parallela riduzione delle precipitazioni, fatta eccezione per l’area alpina in inverno. Anche gli eventi estremi, massimi di temperatura e precipitazione, saranno più frequenti.
Come si rifletterà tutto questo sulla portata del fiume Po?
In generale, i risultati evidenziano come la disponibilità idrica in estate sia destinata a diminuire, mentre la frequenza degli eventi di piena ad aumentare. In particolare, la riduzione della portata media giornaliera nei mesi estivi al di sotto della soglia di magra, pare indicare che in tali mesi la condizione di deficit idrico diventerà la norma invece che l’eccezione.
Gli eventi di magra dei fiumi rappresentano oggi una sfida di non facile soluzione, da affrontarsi con un’azione condivisa da parte di tutte le parti interessate, per identificare le esigenze idriche da garantire, come il deflusso minimo vitale e la produzione idro-elettrica, e da ridurre, per esempio attraverso il miglioramento dell’efficienza di irrigazione. Si renderanno quindi necessarie azioni coordinate di adattamento a più livelli di governance del territorio (nazionale, regionale e locale).
I risultati presentati nello studio forniscono quindi delle prime indicazioni utili per la pianificazione e la gestione della risorsa idrica nel bacino del fiume Po nei prossimi anni, facilmente applicabile ad altri bacini idrografici italiani, di sicuro interesse per gli amministratori regionali e locali.