Dormire un pubblico è un tabù in gran parte dell’Occidente, dove il contegno che la fa da padrone vede come una colpevole debolezza il cedimento al pisolino. Nessuna vergogna ad addormentarsi davanti a estranei, invece, nei Paesi piu’ poveri, dove a volte il sonno in pubblico diventa una necessita’ anche per il clima e la miseria, o nell’America latina terra di origine della ‘siesta’. Questo fenomeno è stato analizzato da una ricerca dell’Università del Michigan. “In Italia addormentarsi in pubblico e’ visto come “una cosa disdicevole“, spiega all’Agi Carlo Sorrentino, sociologo dei processi culturali dell’Universita’ di Firenze.
Una vera e propria “sanzione sociale“, tanto che sui mezzi pubblici si vedono spesso persone che fanno di tutto per non addormentarsi. In Giappone, il Paese in cui si dorme meno al mondo, ha fatto del mini-sonnellino in pubblico una sorta di rito, con tanto di appellativo: “inemuri“, ovvero “essere presenti mentre si dorme“. Nel Sol Levante dormire in pubblico non è disdicevole, purché sia fatto secondo le regole: se si è appena arrivati in una società,a d esempio, o si è molto giovani non ci si può concedere il lusso di dormire. Man mano che aumentano le responsabilità, cresce anche il diritto a dormire dove e per quanto tempo si vuole. Bisogna però avere l’accortezza di sembrare svegli, soprattutto a lavoro, ad esempio controllando la postura.
“Dalla cura della persona ai social network, dalla tv alle attivita’ sportive, la giornata e’ composta da troppe poche ore – o almeno questa e’ la percezione – cosi’ si finisce per ridurre il tempo da trascorrere tra due guanciali. Erroneamente il sonno viene considerato una perdita di tempo“. Questo e’ ancora piu’ evidente “in treno e in aereo, persino tra la prima e la seconda classe” spiega il sociologo. “Anni fa, chi non leggeva un quotidiano o un libro dormiva. Ora tutti hanno gli occhi puntati su uno smartphone“. Ma soprattutto “in prima classe e’ raro trovare persone che riposano, sia perche‘ viaggiano per lavoro sia per via del livello socioeconomico piu’ elevato cui appartengono e in cui la tensione al fare e’ ancora piu’ evidente“.
Inoltre “chi dorme profondamente può russare, diventare fastidioso, ci si mostra in maniera sconveniente oppure ci si rende ridicoli“. Per Sorrentino tale percezione ha origini antiche tanto che “nella stessa iconografia classica chi dorme e’ un perdigiorno. Pensiamo allo stereotipo del messicano col sombrero che fa la siesta: da noi non sarebbe concepibile, sarebbe visto come uno straccione“.