Con il moltiplicarsi dei superbug, la gestione attenta degli antibiotici è una priorità anche negli Usa. Qui, però, circa il 30% annuo delle prescrizioni ambulatoriali di antibiotici per via orale potrebbe essere inappropriato. Il dato emerge da uno recentemente pubblicato ‘sul Journal of the American Medical Association‘, in tema di antibiotico-resistenza. Il lavoro, firmato da Katherine Fleming-Dutra e colleghi e condotto utilizzando i dati del National Ambulatory Medical Care Survey e del National Hospital Ambulatory Medical Care Survey, hanno analizzato, relativamente agli anni 2010 e 2011, un campione di 184.032 visite ambulatoriali in cui si registrano complessivamente, secondo le stime, 154 milioni di prescrizioni annue.
“Per risalire al volume delle prescrizioni inappropriate – ricorda l’Agenzia italiana del farmaco, che dà notizia dello studio – i ricercatori hanno disaggregato i dati analizzati in base all’area geografica dell’ambulatorio, all’età dei pazienti (0-19 anni; 20-64 anni; over 65), alla patologia diagnosticata e alla terapia prescritta. La prescrizione di un antibiotico, secondo i ricercatori, ricorre nel 12,6% dei casi, con un tasso complessivo stimato di 506 prescrizioni ogni 1.000 abitanti, e una prevalenza maggiore negli Stati del sud“. Le prescrizioni campionate sono poi state rapportate alla percentuale di quelle considerate appropriate per ciascuna delle tre diverse categorie diagnostiche individuate, rifacendosi, ove presenti, alle linee guida in materia. Ebbene, una quota notevole dell’eccesso prescrittivo deriva dalla tendenza dei medici a sovradiagnosticare alcune patologie, come ad esempio la faringite, per la quale i protocolli sanitari limitano il ricorso alla terapia antibiotica esclusivamente a quella da streptococco.
I ricercatori hanno evidenziato che, sebbene la più recente letteratura scientifica ritenga che la percentuale dei bambini sottoposti a visita medica per mal di gola positivi a questo batterio si attesti al 37%, nel campione analizzato il volume delle prescrizioni antibiotiche raggiunge il 56,2%. Un’analoga discrepanza, ancora più ampia, si registra nella popolazione adulta compresa tra 20 e 64 anni: nel campione analizzato, il 72,4% degli adulti con faringite è stato trattato con terapia antibiotica, mentre generalmente solo il 18% di quelli visitati per mal di gola soddisfa i criteri epidemiologici per un risultato positivo allo streptococco. “Questo dimostra come l’efficacia delle strategie contro l’antibiotico-resistenza richieda non solo un’intensa attività di sensibilizzazione rivolta alla popolazione, ma anche l’impegno dei medici perché si diffonda e consolidi nel personale sanitario una gestione responsabile delle prescrizioni antibiotiche“, rileva Aifa.
Concludendo lo studio, gli autori non mancano di sottolineare le ragioni per cui i risultati delle loro stime vanno considerati con prudenza. Dal campione analizzato, infatti, restano escluse ad esempio le terapie antibiotiche prescritte negli studi dentistici, secondo un’altra indagine il 10% di quelle annuali negli Stati Uniti. “A livello globale, pertanto, la percentuale del 30% potrebbe rivelarsi addirittura sottostimata se identificata con il volume reale delle prescrizioni inappropriate. Lo studio rappresenta comunque un rilevante progresso verso la definitiva implementazione dei principi dell’antimicrobial stewardship e il successo, negli Stati Uniti, del National Action Plan for Combating Antibiotic-Resistant Bacteria, il piano d’azione promosso dall’amministrazione Obama che si pone l’obiettivo di fronteggiare la minaccia costituita dallo sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici riducendo del 50%, entro il 2020, le prescrizioni ambulatoriali inappropriate“.
(Adnkronos)