Zanzare tigre, nutrie, corvi e pappagalli verdi. Si tratta di un qualsiasi quartiere di una grande città ormai popolati da specie aliene che si adattano al nuovo habitat. Questi animali diventano “vicini di casa“, la colpa è soprattutto dell’uomo. “Insetti come il punteruolo rosso che ha sterminato le palme, o come le zanzare tigre, sono entrati nel Paese con l’aumento della circolazione delle merci e delle persone” spiega all’Agi Enrico Alleva, etologo dell’Accademia nazionale di Lincei. Altre volte il loro arrivo non è casuale: “Le tartarughe d’acqua nei laghetti dei parchi cittadini non sono arrivate da sole, qualcuno le ha portate li“. Lo stesso discorso vale per i parrocchetti dal collare e per le nutrie importate dal Sudamerica per le pellicce, un business mai decollato, commenta Marco Di Netti, responsabile di ecologia urbana alla Lipu: “sono animali introdotti dall’uomo“. Il fenomeno delle specie aliene dura da qualche decennio in Italia e nel mondo. E’ questo il caso di cornacchie e gabbiani “specie commensali che mangiano i nostri rifiuti” osserva Alleva. “Sono arrivati in modo progressivo, abbiamo distrutto le loro colonie lungo le coste e loro si sono avvicinati sempre di piu’ alle citta’“. Ad attirarli, concordano gli esperti, le luci della notte, il caldo, i cornicioni dei palazzi, ma soprattutto il cibo facile: “I nostri rifiuti sono per loro una specie di ristorante all’aperto gratis” spiega Canu. La soluzione e’ una sola: gestire l’allarme immondizia. “Il giorno in cui le nostre citta’ saranno pulite, queste specie andranno in cerca di cibo altrove” assicura il presidente del WWF. Per alcune specie si può ricorrere ad apparecchi particolari che riproducono il verso dei rapaci e lì spingono a volar via. Una regola per tutti invece e’ quella di evitare di dare loro da mangiare: “molta gente, soprattutto anziana, da loro del cibo, ma non va bene“. E se per l’uomo il problema è marginale diverso è per gli altri animali, come i piccioni ed i colombi, che rischiano di vedere ridotto il numero degli esemplari. Non se la passano bene nemmeno upupe e assioli che devono dividere il nido con i pappagallini verdi che nidificano nei buchi degli alberi.