La curcuma, lo sappiamo, presenta tanti benefici: potere antinfiammatorio, usata per la digestione, è antitumorale, cicatrizzante, antiossidante, apprezzata per le sue proprietà farmaceutiche tra cui quelle coleretiche-colagoghe, che favoriscono la produzione di bile, il deflusso intestinale e stimola lo svuotamento della colecisti.
Nota negativa è la poca biodisponibilità di questa spezia, ovvero il tempo in cui il nostro organismo è in grado di assorbire e trasformare il principio attivo della curcuma.
Pertanto è necessario prendere degli accorgimenti per incrementarne la disponibilità:
- Pepe nero, associandola a quest’altra spezia grazie alla presenza della piperina che ha la proprietà di stimolare l’attività secretiva dell’apparato gastroesofageo, è però controindicata in caso di gastrite, malattia da reflusso gastro-esofageo, ipertensione, ulcera gastrica ed emorroidi.
- Aggiungere un grasso sano come l’olio d’oliva.
- Da consumare a crudo.
La curcuma come può succedere ad altre spezie presenta delle controindicazioni; ad esempio non può essere consumata dalle persone affette da gastrite o da chi ha dei problemi di litiasi biliare e patologie ostruttive delle vie biliari. In rari casi associati a lungo termine, può causare ulcere intestinali.
Gli effetti collaterali invece possono essere nausea, diarrea, eruzioni cutanee e un retrogusto amaro. Anche se combinata con farmaci anticoagulanti, la curcumina può essere pericolosa da assumere in quanto fluidifica il sangue dopo un infortunio, o un intervento chirurgico.