Cresce in Italia, con un incremento medio del 3,6% l’anno, l’utilizzo dei medicinali plasmaderivati. Prodotti il cui impiego è in costante aumento, negli ultimi anni, a livello internazionale. Un trend mondiale dovuto in particolare a fattori come invecchiamento della popolazione, identificazione di nuove indicazioni terapeutiche, aumento delle diagnosi e nuovi bisogni espressi da Paesi con economie emergenti. Ad rendere noti i dati italiani il rapporto Istisan “Analisi della domanda dei principali medicinali plasmaderivati. Anni 2011-2014“, realizzato dal Centro nazionale sangue, in collaborazione con la Direzione generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica del ministero della Salute, e presentato oggi all’Istituto Superiore di Sanità, nel corso di un convegno sul tema.
I medicinali plasmaderivati, realizzati a partire dal plasma umano, ricorda una nota dell’Iss, sono insostituibili nel trattamento di molte problemi medici, acuti o cronici, come ad esempio immunodeficienze congenite, malattie neurologiche, emofilia e altri disordini congeniti della coagulazione, cirrosi e sue complicanze. In Italia, il plasma raccolto e lavorato industrialmente – ricorda ancora la nota – proviene esclusivamente da donazioni volontarie, anonime e gratuite. Le Regioni e Province Autonome, singolarmente o in associazione, mettono a disposizione la materia prima alle aziende titolari di convenzioni per la lavorazione industriale e la produzione dei medicinali.
“Tutte le attività trasfusionali in Italia si fondano sulle donazioni volontarie, periodiche, responsabili, anonime e gratuite di 1 milione e 800 mila donatori in massima parte associati – sottolinea Giancarlo Maria Liumbruno Direttore del Centro Nazionale Sangue – e in questo contesto etico e normativo il Sistema di plasmaderivazione assicura la produzione di medicinali attraverso la lavorazione in conto terzi (conto-lavorazione) del plasma raccolto dalle strutture pubbliche del sistema trasfusionale italiano“.
I dati dimostrano, continua Liumbruno, “che il sistema è in grado di garantire alle Regioni livelli elevati di copertura della domanda di questi medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale, assicurando una continuità della fornitura dei principali medici plasmoderivati di almeno 7-8 mesi, mettendo al riparo i pazienti italiani da possibili situazioni di carenza a livello internazionale e le regioni da eccessive fluttuazioni dei prezzi internazionali“. I dati presentati rilevano che a partire dall’anno 2000, la quantità di plasma inviato all’industria su scala nazionale è costantemente aumentata passando da un totale di 462.805 chilogrammi a 782.767 chilogrammi nel 2015 (+69%), con un incremento medio annuo del 3,6%.
Per quanto riguarda la domanda dei medicinali plasmaderivati inclusi nei contratti di conto-lavorazione la domanda di immunoglobuline è stata caratterizzata da una rapida e costante crescita (+24% nel quadriennio): nel 2014, ha raggiunto un valore di circa 4,4 tonnellate, pari a 73 grammi per mille abitanti. Nello stesso quadriennio, la domanda di Fattore VIII di origine plasmatica e concentrati di complesso protrombinico è cresciuta in modo molto sostenuto, rispettivamente del +43% e +45%, raggiungendo, nel 2014, 147 e 37,4 milioni di UI (unità internazionale), pari rispettivamente a 2,4 e 0,6 UI pro capite. L’andamento della domanda di antitrombina appare costante nel quadriennio considerato (2 UI pro capite), confermando l’Italia come il secondo consumatore (dopo il Giappone) a livello internazionale.
Per quanto riguarda l’albumina, i dati di consumo nel quadriennio 2011-2014, in linea con il quinquennio precedente, mostrano un andamento stabile della domanda con picchi in alcune Regioni italiane di 4-5 volte superiori rispetto ad altre. Nel 2014 la domanda totale e standardizzata per mille abitanti è stata rispettivamente di 36,3 tonnellate e 598 grammi, confermando l’Italia ai primi posti a livello internazionale per il consumo di questo medicinale. Questi trend sembra essere confermato dai primi dati del 2015. E considerando l’impatto che l’utilizzo di questi prodotti ha sull’autosufficienza e sulle risorse finanziarie del Ssn – si legge nella nota Iss – “diviene necessario e urgente, secondo le istituzioni preposte al controllo e alla governance del sistema, promuovere interventi mirati per l’appropriatezza nell’utilizzo clinico e orientati ad una attenta e puntuale analisi dei fabbisogni dei pazienti“.
“Questo obiettivo si può realizzare, in primo luogo, attraverso il continuo sviluppo e aggiornamento delle competenze del medico di medicina trasfusionale – conclude Liumbruno – che, ove messe al servizio della rete assistenziale, possono offrire l’opportunità di un monitoraggio del razionale utilizzo dei medicinali plasmaderivati, entrando nel merito dell’appropriatezza delle prescrizioni e operando come gatekeeper per l’accesso a tali opzioni terapeutiche“. Nel corso dell’incontro all’Iss, infine, sono state inoltre esaminate le novità nelle indicazioni di utilizzo, strategie terapeutiche, programmazione e produzione in conto-lavorazione, alla luce dell’evoluzione del contesto nazionale.
(Adnkronos)