Salute, gli esperti: “contro batteri resistenti ai farmaci servono nuove strategie”

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Batteri sempre più resistenti e antibiotici sempre meno efficaci. L’ultimo allarme è stato lanciato dal centro di controllo Usa per le malattie infettive, su un batterio che non risponde alle terapie con colistina, molecola fra le più efficaci. Per combattere questa guerra, servono “nuove molecole ma anche un approccio nuovo su come utilizzarle“. Lo spiega ad Askanews, Maurizio Sanguinetti, microbiologo, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore: “Correre dietro ai batteri è qualcosa che non funziona – osserva – se continuiamo a farlo, in 70 anni al massimo resteremo senza armi“. “La segnalazione arriva dagli Usa – prosegue – ma il batterio era già stato segnalato in precedenza in Cina. Il caso in sè non ha molto significato perchè non è altro che un’infezione urinaria, diciamo però, che è stato fatto l’ultimo passo, nel senso che la colistina era l’ultimo tentativo“. E chiarisce: “Non è che non ci aspettassimo questo evento, anzi era largamente atteso: la colistina non è un nuovo farmaco, è vecchissimo, era stato messo da parte perchè di non facile utilizzo dal punto di vista clinico, ha effetti collaterali e si era visto che induceva anche resistenza. Infatti così è stato“.

Insomma, l’allarme lanciato dagli Usa “non cambia moltissimo lo stato delle cose. Ma dobbiamo cominciare a pensare a un diverso approccio“. Che fare dunque? Sanguinetti individua più di una strada: “Quello che serve è fare ricerca di base – spiega – bisogna acquisire conoscenza, che magari nell’immediato non mi dà il risultato, però mi getta le basi per capire i fenomeni e stabilire nuove strategie. Certamente cercare nuovi antibiotici, ma cercare di evitare che nell’arco di 3/5 anni perdiamo anche questi“. Come? Dando sempre più spazio alla cultura sanitaria: stop all’antibiotico preso per malesseri o in modo inadeguato “come ancora oggi troppo spesso accade“, ma anche “potenziare gli strumenti di conoscenza, cercare di andare oltre approcci terapeutici come la profilassi ad ampio spettro, ad esempio. Analizzare in profondità in tutti i Paesi del mondo, anche per verificare se l’utilizzo di farmaci in campo agricolo, zootecnico si è veramente ridotto“.

Stanno uscendo un certo numero di nuovi farmaci – spiega ancora lo studioso – . Nuove molecole per colpire bersagli vecchi. Molecole che in alcuni casi superano alcune delle resistenze con cui abbiamo a che fare. Bisognerà anche vedere come verranno definiti i costi dall’Aifa“. Perchè, ricorda, “è anche e soprattutto una questione di costi: molto dipende dai soldi che ci si mettono. In alcuni Paesi, Stati Uniti, Gran Bretagna, c’è un investimento significativo nella messa a punto di nuovi farmaci ma anche di nuove stretegie“. Nuove molecole e nuovi modi di usare queste molecole: “Potenziando, ad esempio, le capacità diagnostiche che si possono avere delle infezioni possiamo utilizzare meglio gli antibiotici: più accurata è la diagnosi che facciamo, meglio utilizzeremo i nuovi farmaci

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