Un gruppo di studiosi guidati dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca ha scoperto che sul ghiacciaio dei Forni in Italia e su quello del Baltoro nel Kashmir, i metabolismi energetici e del carbonio attivi sulle superfici ghiacciate non sono due, ma quattro: respirazione, fotosintesi ossigenica, un altro metabolismo fotosintetico che non produce ossigeno e, infine, l’ossidazione del monossido di carbonio. I ricercatori del DISAT coordinati da Andrea Franzetti e Roberto Ambrosini, insieme ad alcuni colleghi dell’Università degli Studi di Milano e dell’Accademia delle Scienze Bavarese hanno utilizzato tecniche avanzate di sequenziamento del DNA.
La scoperta, appena pubblicata sulla rivista ISME Journal del gruppo Nature, ha importanti implicazioni: se la presenza di questi metabolismi alternativi fosse verificata in tutte o nella maggior parte delle aree ghiacciate del mondo – che formano complessivamente il 10 per cento delle terre emerse – sarebbe necessario ricalcolare il contributo complessivo dei ghiacci a fenomeni di importanza cruciale come l’effetto serra e il riscaldamento globale. Gli ecosistemi sono: il ghiacciaio dei Forni e il ghiacciaio del Baltoro. E’ il primo studio al mondo ad applicare tecniche di sequenziamento massivo del DNA ai sedimenti sovraglaciali.”I ghiacciai non sono ambienti privi di vita – spiega Roberto Ambrosini – ma ospitano complesse comunita’ formate soprattutto da batteri. La loro crescita e i loro metabolismi possono avere un notevole impatto sull’annerimento, sullo scioglimento del ghiaccio e sul mantenimento di funzioni ecologiche essenziali per gli ecosistemi a valle”.
”Queste comunita’ batteriche – sostiene Andrea Franzetti – sono ancora piu’ versatili di quanto ipotizzato sinora. La luce non permette solo la fissazione dell’anidride carbonica, ma supporta le esigenze energetiche di altri microrganismi tramite un processo di fotosintesi aerobica anossigenica. Dove la radiazione solare e’ intensa, inoltre, e’ possibile trovare batteri capaci di completare l’ossidazione del monossido di carbonio ad anidride carbonica”.