Stazione Spaziale: fallito il primo tentativo di espansione del modulo BEAM

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Fallito il primo tentativo di espansione di BEAM, o Bigelow Expandable Activity Module, il nuovo modulo ‘espandibile’ della Stazione Spaziale, che è stato attraccato con successo sabato 16 aprile: è installato presso il ‘Tranquility Node’ della ISS (lo stesso della Cupola), e doveva essere ufficialmente gonfiato fino a 5 volte la dimensione attuale oggi, 26 maggio. Nonostante i ripetuti tentativi di introduzione di aria, le operazioni non hanno avuto successo: i controllori hanno informato l’astronauta NASA Jeff Williams che BEAM si è espanso solo pochi centimetri in lunghezza e diametro, e per tale motivo la procedura è per oggi sospesa.

Sono in corso le analisi degli esperti, che dovranno determinare per quale motivo il modulo non si è gonfiato, cosa che influirà sul tentativo successivo. “Grazie a tutti per la pazienza, speriamo di avere più fortuna domani,” hanno dichiarato i responsabili della missione.

Credit: Bigelow Aerospace
Credit: Bigelow Aerospace

L’espansione avrebbe dovuto infatti richiedere circa un’ora e tutto procedeva come da programma fino all’apertura della valvola (ad opera di Jeff Williams) successivamente chiusa da terra dopo pochi secondi a causa dell’aumento della pressione all’interno della camera. La valvola è stata aperta e richiusa 4 volte, finché i tecnici non hanno richiesto all’astronauta di fermare la procedura, anche a causa dell’assenza di incremento delle dimensioni di BEAM. A questo punto, la NASA ha sospeso le operazioni.

Da chiuso è un cilindro di appena 2,16 metri di lato per poco meno di una tonnellata e mezza di peso. Una volta dispiegato, attraverso una sequenza automatica, offrirà un volume abitabile di 16 metri cubi. Beam resterà agganciato alla stazione per due anni, durante i quali saranno monitorati pressione, temperatura, radiazioni e l’effetto di eventuali impatti con micrometeoriti o detriti. Gli astronauti entreranno periodicamente nel modulo per registrarne i dati e ispezionare la struttura. Una volta concluso il periodo di testing, BEAM verrà sganciato e fatto disintegrare in atmosfera. “Il vantaggio di lanciare un modulo espandibile nello spazio è la possibilità di poterlo compattare,” ha spiegato Lisa Kauke, responsabile del progetto per Bigelow. “In altre parole, a Terra possiamo impacchettarlo strettamente nel razzo, risparmiando massa ma soprattutto volume, e una una volta in orbita lo apriamo“. Se Beam dovesse funzionare con successo, il prossimo obiettivo dell’azienda sarà quello di creare entro il 2020 un modulo più grande, passando dagli attuali 16 metri cubi a ben 330 metri cubi, una vera e propria casa gonfiabile per 6 astronauti o turisti spaziali.

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