Terremoto Friuli, testimoni: “Le macerie restituivano cadaveri”

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Sono ricordi strazianti quelli di chi ha vissuto la sera del 6 maggio 1976, quando la terra tremò e il terremoto in Friuli devastò le vite e le case di migliaia di persone. Ricordi che rimarranno indelebili nella mente di chi c’era e ha contribuito, nei mesi successivi, a riportare un barlume di normalità ad un popolo distrutto. Come Ivano Benvenuti, all’epoca del sisma sindaco del comune di Gemona, una delle città più colpite dalla tragedia, in cui vivevano 400 delle quasi 1000 vittime totali del disastro. “‘I cimiteri… Le bare allineate e accatastate in attesa di deporvi i cadaveri che le macerie restituivano… Sono i ricordi più tristi, laceranti, indelebili e devastanti di quell’esperienza”, afferma commosso. E continua: ”Ogni anno quando si avvicina la data del 6 maggio non posso non riandare a quei momenti – afferma – e quest’anno, alla ricorrenza dei 40 anni, il ricordo si fa ancora più intenso, duro, difficile”.

terremoto friuli 1976Benvenuti, durante quei drammatici anni, fu uno dei pionieri della ricostruzione, insieme a personalità di spicco come Antonio Comelli, all’epoca presidente della Regione, e Rino Snaidero, imprenditore fortemente danneggiato dal sisma, ma che rappresentò un esempio di forza e ripresa. Benvenuti ricorda anche come in quel periodo venne gestita la ricostruzione, con ampie deleghe che lo Stato concesse a Regioni e comuni, un modello vincente, come lo stesso ex sindaco riconosce: “Lo Stato conferì alla Regione ampi poteri per la gestione del processo di ricostruzione, tenendo per sé opere di stretta competenza, come l’edilizia di culto, quella universitaria e di carattere culturale, le grandi infrastrutture. Cantieri questi che lo Stato ha comunque gestito in stretta collaborazione con la Regione. Quest’ultima, a sua volta, ha avuto la possibilità’ di ricorrere alla delega ai Comuni favorendo cosi’ l’ascolto degli orientamenti espressi in sede locale. Le riunioni nelle tendopoli erano all’ordine del giorno. Questo e’ stato il ‘modello Friuli’ che ha funzionato“.

Oggi, a distanza di 40 anni dal terremoto del Friuli, resta la memoria di quella sera così infausta e il ricordo di chi non c’è più. “Nelle nostre piccole comunità’ ci conosciamo un po’ tutti. Ho perso molti amici…“, conclude commosso Benvenuti.

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