Un centro che si prenda cura delle vite delle donne. Vite fatte di sogni e progetti, speranze e vittorie. Nascerà con questa missione a Milano il Women’s Cancer Center dell’Istituto europeo di oncologia, già annunciato l’8 marzo di quest’anno in occasione della Festa della donna e presentato oggi nel capoluogo lombardo in occasione di ‘Ieo per le donne’, incontro promosso dall’ospedale per confrontarsi con le pazienti che hanno vissuto l’esperienza di un tumore al seno. Al Teatro Manzoni erano in mille, hanno condiviso testimonianze ed emozioni – affiancate da Paolo Veronesi, direttore della Senologia chirurgica dell’Ieo, e dalla presentatrice Serena Dandini – e hanno potuto vedere in video il prossimo passo dell’Irccs fondato da Umberto Veronesi. La promessa del “primo centro in Italia dedicato alla salute femminile prima, durante e dopo la cura. Un servizio su misura“. Il suo debutto è previsto “dopo l’estate”, spiega Paolo Veronesi. “Quando si ammala una donna si ammala tutto il mondo intorno a lei. Perno di un sistema complesso di affetti e relazioni, quando è lei ad avere bisogno di un punto fermo a cui appoggiarsi, il mondo attorno alla donna può crollare, e lei può ritrovarsi sola a gestire i suoi problemi e quelli degli altri. Noi abbiamo pensato di andare avanti, di fare qualcosa di più“. Cioè, aggiunge Alberto Luini (Senologia 1 e Chirurgica), “prenderci cura della donna nella sua totalità“.
Dalla genetica alla prevenzione, dalla ricerca alla cura. “Le donne che hanno o hanno avuto un ‘tumore femminile’, cioè tumori del seno o ginecologici – spiega Nicoletta Colombo, direttore del Programma Ginecologia – sono circa un milione in Italia: un esercito sperduto e senza armi per far fronte all’insieme di problematiche del corpo e della mente legate alla malattia e alla sua cura. Con il Women’s Cancer Center vogliamo ‘dare una casa’ a questo esercito, creando un modello di centro multidisciplinare e multifunzionale a misura di donna, in grado di farsi carico del prima, durante e dopo la malattia“. Oggi, prosegue Luini, “abbiamo una chirurgia meno demolitiva, la radioterapia è sempre più mirata, la chemio e la terapia ormonale endocrina hanno migliorato le possibilità di guarigione. Ma esiste un aspetto collegato agli effetti collaterali e ai disagi di queste cure. Abbiamo pensato di unire diversi compartimenti“, per avere uno spazio in cui “ci si possa occupare anche di sessualità, alimentazione, psicologia, e si riesca ad aiutare le donne anche durante il follow up, offrire a ognuna una prevenzione personalizzata, in base all’età e alla familiarità“.
Si tratta di un modello “già sperimentato con successo negli Usa e in alcuni Paesi del Nord Europa – dichiara Virgilio Sacchini, direttore del Programma Senologia – Noi pensiamo sia questo il futuro dell’approccio ai tumori femminili. Il punto di forza è l’integrazione dei programmi clinici e di ricerca della Senologia e della Ginecologia, che permette di farsi carico della salute della donna a 360 gradi. Il Women’s Cancer Center avrà uno spazio dedicato per fare in modo che ogni donna che sceglie l’Ieo per la prevenzione, la diagnosi precoce, la cura o il follow-up terapeutico trovi in un’unica area le competenze e i servizi necessari per dare risposte rapide e complete alle sue esigenze“. Oggi anche “la prevenzione può andare oltre il principio dello screening di massa, che resta valido e sacrosanto, per diventare gestione personalizzata del rischio. In altre parole, a ogni donna il suo percorso di protezione e di terapia“, osserva Paolo Veronesi.
Confrontarsi con un tumore “è il viaggio più difficoltoso di una vita. In questo spazio separato dal resto, le donne potranno trovare ascolto e attenzione“, assicura Colombo. “Abbiamo deciso di convergere in un unico centro – prosegue la specialista – perché ci sono troppi aspetti comuni nei tumori femminili. Per esempio mutazioni come quelle del ‘gene Jolie’ (Brca 1 e 2) aumentano il rischio di cancro al seno ma anche di un tumore molto cattivo, quello dell’ovaio. E la donna dovrà trovare qui le risposte a tutte le domande. Dopo la consulenza genetica deve sapere cosa fare se è positiva al test“. Dopo le cure deve trovare “dal sessuologo al ginecologo, senza peregrinare di parere in parere. Una donna giovane con tumore che vuole in futuro avere una gravidanza deve sapere se può preservare la propria fertilità“.
E poi c’è la ricerca, continua Colombo: “Il centro sarà un’opportunità per avviare nuovi programmi. Per esempio siamo già coinvolti con centri di 14 nazioni in un progetto internazionale coordinato da Londra, nell’ambito del quale useremo le cellule prelevate con i Pap test per profilare il rischio per 4 tumori: mammella, ovaio, utero e cervice“. Il Women’s Cancer Center è “un’applicazione della medicina della persona – riflette Gabriella Pravettoni, direttore della Psiconcologia e autrice con l’oncologo Umberto Veronesi del libro ‘Senza paura’ – È la medicina del domani, che allarga il focus dell’attenzione dal ‘particolare’, la malattia, al ‘tutto’, cioè la persona portatrice di malattia. Se restituiamo alla sua quotidianità una donna che non ha più un tumore in un certo organo, ma ha difficoltà a riprendere la sua vita affettiva, sessuale, lavorativa e a ritrovare i suoi ruoli sociali, non abbiamo fatto fino in fondo il nostro dovere“. Il messaggio è uno solo, conclude Colombo: “Vivere dopo un cancro è molto più che sopravvivere“.