Astronomia: il “cuore” di Plutone ed il suo dinamismo geologico

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E’ sempre sulla cresta dell’onda, nonostante il declassamento che dieci anni fa lo ha relegato nella categoria dei ‘pianeti nani’. Stiamo parlando di Plutone, che questa volta torna agli onori della cronaca per il dinamismo geologico che lo caratterizza.
La zona pianeggiante del corpo celeste contraddistinta da un contorno a forma di cuore – nota informalmente come Sputnik Planum – ha dimostrato infatti di essere effettivamente ‘pulsante’ ed è stata al centro di uno studio pubblicato il 2 giugno scorso su Nature.

Utilizzando i dati raccolti dalla sonda New Horizons della NASA con lo strumento Ralph/Multispectral Visible Imaging Camera (MVIC) insieme a modelli informatici, il team scientifico della missione ha notato che le strutture simili a cellule della Sputnik Planum sono oggetto di un’attività di trasferimento di calore per convezione e che di conseguenza il materiale ghiacciato di superficie viene sostituito ciclicamente con altro materiale.

Gli esperti ritengono inoltre che sia stato proprio il processo di convezione a creare il reticolo che ricorda la struttura delle cellule in questa zona di Plutone. Ampie da 16 a 48 chilometri, le ‘cellule’ hanno un’età inferiore al milione di anni e rinnovano la loro superficie in circa 500mila anni, un tempo abbastanza breve da un punto di vista geologico.

L’azoto solido della Sputnik Planum, una volta riscaldato dall’esiguo calore interno del pianeta nano, comincia a fluttuare e si solleva in grandi masse prima di raffreddarsi e sprofondare di nuovo per cominciare un altro ciclo. I modelli informatici – spiega l’ASI – hanno mostrato inoltre che lo strato di ghiaccio può essere profondo anche pochi chilometri perché si verifichi il fenomeno.

Per la prima volta, quindi, gli studiosi hanno potuto determinare la natura di questo curioso intreccio visto da New Horizons sul suolo di Plutone e soprattutto hanno riscontrato che anche su un corpo celeste ghiacciato e ubicato ai confini del Sistema Solare può essere presente energia a sufficienza per dare il via ad una vivace attività geologica.

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