Dall’annuncio dei ricercatori del Caltech lo scorso gennaio, la comunità scientifica continua a cercare di scovare questo misterioso inquilino del Sistema Solare. Secondo quanto teorizzato da Konstantin Batygin e Mike Brown del Caltech, il Pianeta 9 sarebbe il principale indiziato a causare anomalie nelle orbite di alcuni oggetti della Fascia di Kuiper. Sono stati anche usati i dati della sonda Cassini in orbita intorno a Saturno per localizzare il pianeta. Inoltre – spiega l’ASI – anche due astrofisici svizzeri dell’Università di Berna – Christoph Mordasini e Esther Linder – hanno proposto nuovi interessanti dettagli sul Pianeta X. La pubblicazione su Astronomy&Astrophysics ci fornisce un suo identikit più dettagliato.
Inserendo dati scientifici in un modello al computer creato per lo studio dell’evoluzione di esopianeti, Mordasini e Linder hanno stabilito che se esistesse, il pianeta avrebbe un’atmosfera di elio e idrogeno, un mantello composto di ghiaccio e un nucleo di ferro. Una piccola versione di Nettuno e Urano. Partendo dal presupposto che il candidato abbia 10 volte la massa della Terra come proposto da Batgyn e Brown, nel corso dell’evoluzione del Sistema Solare – 4.6 miliardi di anni – il pianeta oggi dovrebbe avere un raggio 3.7 volte quello terrestre. Inoltre, dovrebbe avere una temperatura di 47 K o – 226 °C. Il che significherebbe che il Pianeta X irraggerebbe calore dall’interno. Se fosse semplicemente scaldato dai raggi del Sole, secondo i ricercatori la temperatura sarebbe sui – 263 °C. Questo significa che il ‘fuggiasco’ può essere più visibile negli infrarossi. Indizio particolarmente rilevante per la ricerca del pianeta.
Ora, un gruppo di astronomi di Spagna e Regno Unito, hanno effettuato una nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society: gli scienziati hanno ripetuto i calcoli relativi a sei pianeti oltre l’orbita di Nettuno, i cui movimenti irregolari, all’inizio del 2016, avevano fatto originariamente ipotizzare l’esistenza del grande pianeta ai confini del Sistema Solare. Gli astronomi Carlos e Raul de la Fuente Marcos, e Sverre Aarseth, hanno ribaltato il punto di vista: che caratteristiche avrebbero le orbite di questi sei corpi celesti se un pianeta Nove esistesse davvero? I nuovi calcoli mostrano “che le orbite dei sei pianetini, che consideriamo la Stele di Rosetta nella soluzione di questo mistero, dovrebbero diventare molto lunghe e instabili, fino all’espulsione dal Sistema Solare in meno di 1,5 miliardi di anni“, spiegano. Secondo lo studio, l’orbita del pianeta Nove proposta da Batygin e Brown dovrebbe essere leggermente modificata in modo da rendere stabili su un periodo più lungo le opere percorse dai sei pianetini. Le nuove simulazioni suggeriscono inoltre che lo scenario più stabile sarebbe quello in cui, oltre al Pianeta 9, vi siano anche altri grandi mondi oltre l’orbita di Nettuno: “Crediamo che possa esistere anche un Pianeta Dieci e forse altri pianeti ancora“.