Un ‘neo’ sul volto blu dell’ottavo pianeta del Sistema Solare: è questo il soggetto che ha suscitato l’interesse degli studiosi impegnati ad esaminare il frutto di una recente photo session realizzata dal telescopio NASA/ESA Hubble. Le immagini, scattate lo scorso 16 maggio, evidenziano la presenza di un vortice scuro nell’atmosfera di Nettuno: un fenomeno osservato nell’attuale secolo per la prima volta, ma riscontrato già in passato. Infatti, questa tipologia di tempesta era stata scrutata dagli occhi elettronici della sonda Voyager 2 nel 1989, durante il fly-by del pianeta, e da quelli di un ‘giovane’ Hubble nel 1994.
Questi vortici ‘dark’ – spiega l’ASI – sono sistemi di alta pressione che si muovono attraverso l’atmosfera del ‘gigante ghiacciato’ scoperto nel 1846, come se fossero montagne gassose di forma tondeggiante. Li accompagnano nel loro vagabondare ‘cortei’ di nuvole particolarmente luminose, che sono state appunto definite ‘nubi compagne’ (foto in basso a destra) e assomigliano alle nubi orografiche, addensamenti caratteristici nelle zone montane della Terra. Queste formazioni nuvolose, visibili al punto da poter essere osservate dagli astrofili, si creano quando il flusso dell’aria circostante il vortice è perturbato e viene deviato verso l’alto al sopra di esso. Questo processo provocherebbe la trasformazione dei gas in cristalli di metano ghiacciato.
La presenza di nubi compagne era stata già notata nell’estate del 2015 e aveva indotto gli astronomi a ipotizzare l’esistenza di un vortice nell’atmosfera di Nettuno. La conferma di questo turbinio è arrivata grazie ad Hubble, al momento l’unico ‘investigatore cosmico’ in grado di captare questo fenomeno che può essere visto solo nella lunghezza d’onda nel blu.
In particolare, sono stati impegnati in questa indagine gli scienziati del programma OPAL (OuterPlanet Atmospheres Legacy), connesso alle attività di ricerca del telescopio e dedicato appunto aipianeti del Sistema Solare esterno. Le immagini ad alta risoluzione del 16 maggio hanno comprovato l’esistenza delvortice, di cui il team OPAL aveva avuto un ‘assaggio’ già nelsettembre 2015.
Resta ancora un mistero quale processo dia il via a questi cicloni, che, nelle osservazioni svolte nel corso degli anni, hanno mostrato strutture differenti in termini di grandezza, forma e stabilità. Gli studiosi si interrogano anche su altri fattori, quali l’origine delle oscillazioni dei vortici, la loro interazione con l’ambiente circostante e come alla fine si dissolvono.
Il livello di eccellenza di Hubble, quindi, è stato ulteriormente confermato da questa nuova osservazione e per l’infaticabile telescopio, attivo dal 1990, non è ancora il momento della pensione. Proprio in questi giorni infatti la NASA deciso di estendere la vita operativa di Hubble sino al 30 giugno 2021 per proseguire le attività scientifiche.