La prima nave è entrata nel nuovo Canale di Panama realizzato dal consorzio internazionale guidato da Salini Impregilo, e ha superato la chiusa alle ore 10.01 local time. La nave, La Baroque, una bulk carrier da 64mila tonnellate di stazza, lunga 255 metri e larga 43 è arrivata a Panama, sul versante Atlantico, dopo aver toccato i porti di Shanghai, Gibilterra e Baltimora negli Stati Uniti. La Baroque ha avviato nelle chiuse del settore Atlantico i test di navigazione e il training per gli operatori del canale, prima della inaugurazione ufficiale prevista per il 26 giugno.
Cos’è il progetto di espansione del Canale di Panama
Il progetto raddoppierà la capacità del Canale di Panama dal 2016, permettendo il passaggio di navi più grandi. Lo scopo è creare una nuova linea di traffico lungo il canale, con la costruzione di un nuovo set di chiuse (una sulla sponda atlantica e l’altra su quella pacifica, ognuna con tre camere a tenuta stagna che includeranno tre bacini d’acqua), procedere allo scavo di nuovi canali d’accesso alle nuove chiuse e all’ampliamento dell’attuale canale di navigazione, abbassare il fondo del canale di navigazione ed innalzare il livello dell’acqua al massimo livello operativo del lago Gatún.
Il progetto è iniziato ufficialmente il 3 settembre 2007 ed è previsto che il progetto ridurrà la povertà di Panama di circa il 30%. Nel corso della sua storia, il canale ha sempre trasformato la sua struttura ed adeguato gli scambi internazionali, i requisiti e le tecnologie di trasporto marittimo. In questo modo, il canale è riuscito ad aumentare la propria competitività in modo sostenibile: in base alle proiezioni dell’Autorità del Canale di Panama, nel corso dei prossimi 20 anni, il volume di carico in transito nel canale crescerà ad una media del 3% l’anno, raddoppiando il tonnellaggio dell’anno 2005 entro il 2025. L’Autorità del Canale di Panama sostiene che il progetto della terza serie di chiuse è sostenibile a livello ambientale ed ha constatato che tutti i possibili impatti negativi possono essere attenuati da procedure esistenti e dalla tecnologia, e aggiunge che nessun impatto nocivo permanente riguarderà la popolazione o l’ambiente. Non ci sono elementi del progetto, secondo l’ACP, che possono compromettere le foreste primarie, parchi nazionali o riserve forestali, aree di produzione agricola o industriale, zone turistiche o porti.