I risultati del referendum sulla Brexit mette in luce un Regno Unito profondamente diviso, con Londra, la Scozia e l’Irlanda del Nord schierate con decisione a favore della permanenza nell’Ue, mentre da Galles e Nord dell’Inghilterra è arrivato un plebiscito per l’addio alla casa comune europea. Un quadro in cui Londra, a sua volta a favore del Remain, si ritrova capitale in dissenso con buona parte del Paese e allo stesso tempo minacciata dalla già dichiarata intenzione della leadership scozzese e nordirlandese di voler restare in Ue.
INGHILTERRRA – L’Inghilterra ha votato per la Brexit (Britain exit), con il fronte anti-Ue particolarmente forte nel Nord e nel Sud-Est, dove la questione dell’immigrazione sembra aver catalizzato il voto degli elettori. Il Sunderland, Nord-Est inglese, ha dato il la con un sostegno al 61,3% per il Leave, tra i primi risultati a essere annunciati. Un fulmine seguito da una raffica di voti per l’uscita dall’Ue in tutta la parte settentrionale dell’Inghilterra, compresa Sheffield, che era data alla vigilia favorevole al Remain. Anche a Birmingham, seconda città inglese, ha scelto la Brexit, anche se di misura. Unica grossa eccezione, la città di Manchester, che tuttavia con il suo 60,4% per l’Ue non è riuscita a cambiare il corso del voto.
LONDRA – La città cosmopolita, la più grande e più popolosa capitale dell’Ue (ancora per due anni al massimo) con i suoi 8,6 milioni di abitanti, ha votato con decisione per restare nell’Ue, volontà espressa da circa il 60% di chi si è recato ieri a votare. Cuore finanziario, economico, multirazziale, consapevole dei vantaggi del mercato unico e della libera circolazione nell’Ue, si ritrova oggi più lontana dal Paese di cui è capitale: “il referendum ha mostrato lo scarto sociale e culturale con la provincia inglese”, riassume l’analista politico John Curtice, intervistato dalla Bbc.
SCOZIA – Nessuna sorpresa, ma ora molti grattacapi in vista dall’eurofila Scozia, dove il 62% degli elettori hanno chiesto di restare nell’Ue e dove la premier Nicola Sturgeon ha subito dichiarato che “la Scozia vede il suo futuro nell’Unione europea”. Sturgeon non ha subito parlato di un nuovo referendum per l’indipendenza da Londra, ma l’ha fatto il suo predecessore, ventilando una nuova consultazione popolare “entro due anni” dal momento in cui Londra avvierà i negoziati per l’uscita dall’Ue.
GALLES – Il Galles ha votato complessivamente per la Brexit, ma la sua capitale, Cardiff, si è espressa al 60% per il Remain.
IRLANDA DEL NORD – L’Irlanda del Nord ha chiesto di restare nell’ue, come previsto: 56% per il Remain. Il Sinn Fein, ex braccio politico dell’Esercito Repubblicano Irlandese (IRa), ha subito chiesto la convocazione di un referendum sull’unificazione con l’Irlanda del Nord. Il partito repubblicano ha sottolineato che l’esito del referendum di ieri avrà “enormi conseguenze sulla natura dello Stato britannico”, con evidente allusione anche alla Scozia.
GIBILTERRA – A completare il quadro di disunione britannica che emerge dal voto c’è infine Gibilterra, che ha segnato il record di voti per il Remain, a oltre il 95%. La piccola enclave britannica nel Sud della Spagna teme l’isolamento, soprattutto economico, dal resto dell’Europa. La sua economia dipende infatti in gran parte dalle relazioni con l’Ue. E la Spagna ha già proposto una “sovranità condivisa” per garantire a Gibilterra la permanenza nell’Ue.