Con la fine di Giugno il “fronte di convergenza intertropicale”, seguendo i passaggi “zenitali” del sole sull’Africa sub-sahariana (che proprio in questo periodo dell’anno si arroventa), tende a salire ulteriormente di latitudine, favorendo un notevole rinforzo dell’attività convettiva, specie sui paesi che si affacciano sul Golfo di Guinea e lungo la fascia sub-sahariana, dove le prime infiltrazioni d’aria umida provenienti dai quadranti meridionali, pilotate dall’umido “Monsone di Guinea”, stanno facendo scoppiare i primi forti temporali “termoconvettivi” che segnano la graduale avanzata verso nord delle piogge zenitali legate ai passaggi del sole allo Zenit (quando i raggi del sole cadono perpendicolari sull’orizzonte nelle ore centrali del giorno) nelle latitudini sub-equatoriali e tropicali. L’ulteriore risalita verso nord del “fronte di convergenza intertropicale”, il “Monsone di Guinea” tenderà a rafforzarsi in modo significativo lungo l’area del Golfo, cominciando a risalire verso nord e trasportando le prime infiltrazioni umide verso i settori più meridionali della fascia saheliana. Qui l’aria umida che sale dal Golfo di Guinea, tramite i venti al suolo da SO e S-SO, scalzerà verso l’alto l’aria secca preesistente nei pressi del suolo, favorendo lo scoppio dei primi forti temporali “termoconvettivi” durante le ore pomeridiane e serali. Al contempo la forte calura accumulata negli strati più bassa della troposfera, in prossimità del suolo, favorirà la formazione della tipica depressione termica che proprio fra Maggio e Giugno comincia ad instaurarsi sull’area saheliana (confini meridionali del Sahara), con valori barici che possono scendere anche al di sotto dei 1004-1000 hpa, contribuendo così ad esacerbare il “gradiente barico orizzontale” fra l’area del Golfo di Guinea e la bollente fascia desertica sahariana.
Tale divario barico, andandosi ad inasprire, tenderà a rafforzare il flusso legato all’umido “Monsone di Guinea”, prodotto dall’incremento del “gradiente termico orizzontale” e del “gradiente barico orizzontale” fra il Golfo di Guinea e la fascia saheliana, che come detto proprio in questo periodo comincia a scaldarsi notevolmente, favorendo lo sviluppo della suddetta depressione termica nei bassi strati. La penetrazione dell’umido flusso monsonico di Guinea in direzione dei territori semi-desertici dell’Africa sub-sahariana fungerà anche da miccia per lo scoppio di violentissimi temporali (con potenti “updrafts”), fra il Golfo di Guinea e la fascia saheliana, caratterizzati da fortissimi rovesci di pioggia, attività elettrica arrivata a fondoscala e furiosi colpi di vento, anche ad oltre i 100 km/h.
Proprio la presenza di una estesa linea di convergenza nei bassi strati, fra le umide correnti da Sud, S-SO e SO, sospinte dal flusso marittimo del “Monsone di Guinea” che risale fino al Niger centrale, Ciad e al South Sudan, e le più calde e secche correnti da Est ed E-NE d‘estrazione continentale, legate al caldo e secco vento di “Harmattan” (non sarebbe altro che l’Aliseo di NE che scorre sopra la regione sahariana), contribuirà ad esaltare l’attività convettiva, formando una grande “linea di confluenza venti” che si estenderà per centinaia di chilometri, contribuendo ad esacerbare lo sviluppo di questi forti moti ascensionali sull’Africa centro-settentrionale.
Quando queste due diverse correnti, una di origine marittima (“Monsone di Guinea”) e l’altra d’estrazione continentale (“Harmattan”), vengono a contatto fra loro, lungo la linea di convergenza fra le differenti masse d’aria si generano intense fasce di attività convettiva che determinano lo sviluppo di giganteschi annuvolamenti cumuliformi (cumulonembi temporaleschi) davvero molto imponenti, capaci di raggiungere i 14-15 km di altezza grazie al contributo “termoconvettivo”. Questo tipo di perturbazioni a carattere temporalesco si formano generalmente nel periodo primaverile ed autunnale, da Aprile a Maggio e da Settembre a Novembre, cioè quando il “Monsone di Guinea” prevale sull’”Harmattan” e viceversa.
Quando le due diverse correnti si sovrappongono la forte differenza di temperatura e grado igrometrico innesca fortissimi movimenti ascendenti della colonna d’aria (moti convettivi) a forma di vortice che si propaga molto velocemente da est a ovest. Dalle basi di queste imponenti nubi temporalesche, spesso di natura “multicellulare”, si possono generare anche questi piccoli tornado, meglio noti col termine di “tornadoes dell’Africa occidentale”, che seguono la stessa traiettoria del fronte temporalesco, prevalentemente da est a ovest. Alcuni di questi tornado si formano sull’entroterra dell’Africa occidentale e procedendo verso la costa arrivano sull’oceano Atlantico dando un po’ di fastidio alla navigazione marittima sotto costa.
Quasi sempre la loro formazione è accompagnata dal passaggio di banchi di mammatus, ossia una specie di nubi a contorno arrotondato e con protuberanze a forma di mammelle. Come detto gli stati interessati dal passaggio di questi tornado sono quelli dell’Africa occidentale, specie l’area costiera che va dal Senegal al Golfo di Guinea. Più raramente si possono sviluppare a sud dell’equatore, lungo le coste del Congo e del Gabon. Nel periodo estivo, linee di convezione, estese per oltre 300-400 km di lunghezza, simile a una linea di “Squall line”, si formano periodicamente sull’Africa occidentale, fra 0’ e 15’ di latitudine nord, originando potenti sistemi convettivi che si muovono più velocemente di una comune “Easterly waves”, le famose perturbazioni tropicale che poi, finite in Atlantico, rischiano di evolvere in tempeste o cicloni tropicali diretti verso i Caraibi e le coste sud-orientali degli USA.
L’intensificazione e la graduale avanzata verso settentrione del “Monsone di Guinea” produce come primo effetto il rafforzamento dell’anticiclone sub-tropicale sul nord Atlantico con la conseguente deviazione dell’umido flusso perturbato atlantico verso le isole Britanniche e la penisola Scandinava, di solito oltre i 60° di latitudine nord, e la permanenza di condizioni di maggiore stabilità sul Mediterraneo generata da un progressivo rialzo dei geopotenziali alla quota di 500 hpa.