Maltempo estremo al Sud, ecco perché molti temporali sono diventati “supercelle temporalesche”

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Nei giorni scorsi molti dei temporali che hanno interessato le nostre regioni più meridionali, fra cui la Basilicata, la Calabria e la Sicilia, hanno assunto carattere “supercellulare”. Alcuni di questi, come le “supercelle” con tanto di “uncinata” osservate sulle coste ioniche del crotonese e catanzarese, si sono rese protagoniste di fenomeni temporaleschi particolarmente violenti, caratterizzati da una intensa attività elettrica, con innumerevoli fulminazioni, e da grandinate localmente di media e grossa taglia che hanno causato non pochi danni, soprattutto all’agricoltura. Lo sviluppo di questi temporali è stato favorito dall’isolamento, fra il Canale di Sicilia e il basso Ionio, di una “Upper Level Low”, caratterizzata da un intenso nucleo di vorticità positiva isoentropica nella media troposfera. Questa circolazione depressionaria in quota, rimanendo semi-stazionaria col proprio centro di massa posizionato poco a sud delle coste siciliane, ha determinato una intensa instabilità di tipo convettivo, che ha enfatizzato la formazione di imponenti sistemi temporaleschi a mesoscala.

CNMC_MET_201606242145_ITALIA_PNEF@@@@_@@@@@@@@@@@@_@@@_000_@@@@La presenza di elevati valori di vorticità positiva isoentropica nella media troposfera, sommandosi al notevole “forcing” dinamico indotto dalla stessa circolazione ciclonica della “Upper Level Low”, con il possibile inserimento di “invasioni di aria secca stratosferica”, sono stati tutti elementi che hanno agevolato la formazione di sistemi temporaleschi a mesoscala, in grado di scaricare forti rovesci di pioggia, accompagnati da una notevole attività elettrica, colpi di vento e soprattutto da possibili fenomeni grandinigeni nelle aree interessate dal passaggio delle “Cellule temporalesche” più intense.

I temporali più intensi, accompagnati da attività elettrica e fenomeni grandinigeni, hanno interessato proprio la Basilicata, la Calabria e la Sicilia, con rovesci e grandinate, a tratti anche intense, come quelle che lo scorso giovedì hanno interessato il nisseno e diverse località della Basilicata. La presenza di un intenso “wind shear positivo”, già di per sé piuttosto marcato nei medi e bassi strati, per via della notevole divergenza presente fra il flusso meridionale presente nei bassi strati, lungo le coste ioniche, e la sostenuta ventilazione orientale attiva nella media e alta troposfera, sul lato più settentrionale della suddetta “Upper Level Low”, hanno contribuito a far evolvere molti di questi sistemi temporaleschi, nati come semplici “multicelle”, in vere e proprie “supercelle”.

temporaliIl fortissimo “shear” verticale prodotto dalla stessa “Upper Level Low” in quota ha di conseguenza toccato queste strutture temporalesche imprimendo a queste significativi moti rotatori che si sono propagati fino ai medi e bassi strati.

In questo frangente, l’avvezione di vorticità positiva in quota collegata alla circolazione depressionaria attiva in quota, ha impresso una notevole rotazione alle “multicelle temporalesche” che nel frattempo si sviluppavano fra l’est della Basilicata e lungo lo Ionio settentrionale, facendoli evolvere in vere e proprie “supercelle”, caratterizzata dalla presenza da ”updrafts” roteanti, chiamati per l’appunto “mesocicloni”.

temporali oggi sud italiaA differenza dei comuni temporali la “supercella” al proprio interno presenta un forte moto rotatorio antiorario che favorisce lo sviluppo di un intenso un “updraft rotante”, chiamato tecnicamente “mesociclone”. Ogni sistema temporalesco che presenta uno spiccato moto vorticoso al proprio interno, tale da originare degli “updraft roteanti”, può venire identificato in una “supercella temporalesca”.

In genere questi potenti sistemi convettivi si possono formare solo in determinate situazioni sinottiche, in aree di forte instabilità atmosferica, con una forte convergenza fra venti di opposte direzioni nei bassi strati ed in presenza di un “wind shear verticale” considerevole, esacerbato dal transito nell’alta troposfera del ramo principale del “getto polare” o di un “Jet Streak” (massimi di velocità del “getto”) ad esso collegato.

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